STEFANIA TOTARO
Cronaca

Il pasticcio della fusione costa caro. Aeb, il Comune chiede 32 milioni

Questa la cifra contenuta nella richiesta di costituzione di parte civile. Fra gli imputati anche il sindaco

Il pasticcio della fusione costa caro. Aeb, il Comune chiede 32 milioni

Il pasticcio della fusione costa caro. Aeb, il Comune chiede 32 milioni

Quasi 32 milioni di euro di risarcimento dei danni o almeno 10 milioni di provvisionale immediatamente esecutiva. Sono le cifre presentate nella richiesta di costituzione di parte civile dal Comune di Seregno all’udienza preliminare al Tribunale di Monza, slittata al 28 giugno, sulla fusione fra AEB e A2A realizzata, per la Procura monzese, "al solo fine di favorire la società A2A" con un danno complessivo per AEB "non inferiore a 60 milioni di euro" e con "l’omessa valorizzazione di un premio di maggioranza a favore di AEB non inferiore a 5,7 milioni di euro".

Un’aggregazione, fortemente contestata e amministrativamente bocciata fino in Cassazione perché occorreva una gara pubblica per la selezione del socio privato ad opera di un’azienda a controllo pubblico, che ora vede imputati a vario titolo davanti alla giudice Elena Sechi per turbativa d’asta il sindaco di Seregno Alberto Rossi, l’assessore alle partecipate Giuseppe Borgonovo, il segretario generale Alfredo Ricciardi, oltre a Loredana Bracchitta, presidente del consiglio di amministrazione di AEB spa (società a cui è affidata la fornitura e la gestione dei servizi del gas metano, dell’energia elettrica e della raccolta dei rifiuti partecipata per la maggioranza dal Comune di Seregno e per il resto da altri Comuni della Brianza), a Giovanni Valotti, presidente di A2A e a Pierluigi Troncatti, quale partner di Roland Berger srl. I Comuni di Seregno e Limbiate e l’ex consigliere comunale seregnese Tiziano Mariani hanno già depositato l’atto di costituzione di parte civile. Nell’atto, firmato per il Comune di Seregno dall’avvocato Massimo Dinoia, l’Amministrazione comunale è ritenuta "gravemente danneggiata" dall’operazione societaria "pianificata e deliberata" dagli imputati "per eludere le necessarie procedure pubbliche per individuare il contraente" per fare ricadere la scelta su A2A "con la rilevante sopravvalutazione degli asset societari di quest’ultima nelle operazioni di concambio azionario" e il "mancato riconoscimento di un cospicuo premio di maggioranza nei confronti del Comune di Seregno". Un’operazione eseguita "in spregio agli interessi di AEB, ma anche dei Comuni e degli altri Enti pubblici che ne detenevano le partecipazioni". Secondo la parte civile, in particolare, A2A "a fronte del trasferimento in favore di AEB di un ramo d’azienda della società UNARETI dalla stessa interamente controllata, era entrata in possesso di oltre un terzo delle partecipazioni di AEB, ottenendo molteplici ed evidenti vantaggi patrimoniali a discapito della stessa AEB". "Mi chiedo come faccia il sindaco di Seregno a non dimettersi", ribadisce Tiziano Mariani, che nel 2020 come capogruppo di Noi per Seregno aveva presentato ricorso al Tar per l’annullamento della delibera consiliare e che ora a sua volta ha chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento che rischia la prescrizione. "Credevo in una giustizia diversa, ma è come una commedia pirandelliana.

A cosa è servito denunciare la svendita, che è un obbligo per un consigliere comunale in quanto pubblico ufficiale? Per l’onorabilità della carica che ricopre, il sindaco che afferma la correttezza del proprio operato rinunci alla prescrizione come atto di trasparenza e lealtà ai cittadini. E come lui gli altri imputati".