"Quest’oggi siamo qui in questa piazza, davanti a questo monumento che è memoria e monito, e che con rispetto stiamo cercando di riportare alla cura e alla bellezza che merita". Con queste parole il sindaco di Monza, Paolo Pilotto, ha voluto contestualizzare il luogo che, come ogni anno, è stato scelto per la ricorrenza del 4 novembre, data che celebra l’Unità nazionale (grazie alla fine della Prima guerra mondiale) e le Forze armate. Il riferimento, ovviamente, è a piazza Trento e Trieste e al Monumento ai caduti - simboli relativi proprio alla fine della Prima guerra mondiale, che vide un’Italia vittoriosa, al prezzo però di centinaia di migliaia di morti -, su cui ultimamente l’Amministrazione ha deciso di mettere mano a fronte dello stato di incuria in cui il Monumento da lungo tempo versava (soprattutto per i bivacchi e le visite dei cani che ne danneggiavano le parti verdi e l’abbandono di rifiuti). Ancora però non sono finite le incursioni di persone che - per inconsapevolezza o malcostume -, sostano sulle sue aree naturali e sporcano le scalinate. "Si tratta di adulti perlopiù e non di ragazzi – commenta il sindaco –, i quali fanno giocare i bimbi sull’area verde, oppure vengono qui con il cane. Voglio ribadire a loro che Monza vanta ben 60 giardini e aree verdi in città (escludendo il Parco), tra cui anche tante aree cani: sono quelli i veri luoghi adatti per quel tipo di attività".
"Tuttavia da quando abbiamo tolto le transenne per il Gran premio, e iniziato una cura del verde costante, con l’impianto di annaffiamento permanente, si registra un calo di casi di incuria – prosegue il primo cittadino –. La situazione, anche se non ancora risolta, sta migliorando. Tra poco apporremo 4 cartelli definitivi, su ogni lato del monumento, in cui avviseremo di non calpestare l’area verde (pena una multa)". Un fatto rilevato dai cittadini, anche sui social, è che le siepi attorno al Monumento, sia sul perimetro esterno (di gelsomino stellato asiatico), sia più in alto sul contorno adiacente alla scultura (di crespino giapponese), siano troppo basse per scoraggiare le persone a recarsi sugli spazi naturali. "Cresceranno, ma non diventeranno alte – spiega Pilotto –. L’idea è che lo sguardo debba salire verso il monumento. Il punto non è impedire fisicamente l’accesso, ma creare la consapevolezza di un luogo da rispettare sia per la sacralità di ciò che commemora, sia per l’aspetto curato in cui si presenta".