GABRIELE BASSANI
Cronaca

Il giallo dell’ex Fermi. Il Comune si prende la palazzina “di nessuno“

L’edificio sarebbe della Fondazione Ronzoni che però è estinta da decenni. Da almeno mezzo secolo l’Amministrazione lo utilizza investendo in manutenzione. e adesso ha deciso di andare davanti a un notaio per rilevarne la proprietà.

L’edificio di via Borromeo un tempo ospitava la scuola di disegno e sartoria Fermi

L’edificio di via Borromeo un tempo ospitava la scuola di disegno e sartoria Fermi

Di chi è quella scuola? Al momento nessuno è in grado di affermarlo con assoluta certezza, anche se il Comune di Cesano Maderno di fatto la utilizza come se fosse sua da almeno 50 anni. Ora si prova a fare chiarezza, ma l’impresa appare tutt’altro che semplice perché le leggi hanno creato un vero e proprio cortocircuito, di quelli tipici della burocrazia italiana. Se ne è discusso a lungo durante l’ultimo consiglio comunale. L’immobile in questione è l’ex scuola di disegno e sartoria Enrico Fermi di via Borromeo, realizzata dalla Fondazione arti e mestieri Ronzoni, poi già scuola media e da anni sede dell’Unitre. Un immobile per il quale nel corso degli anni il Comune ha naturalmente speso dei soldi in manutenzione e consumi sul quale sono stati investiti anche recentemente altri 130mila euro di lavori. Ebbene, formalmente l’immobile risulterebbe tra le proprietà della Fondazione che però è stata sciolta da decenni anche se mai liquidata. "Non è possibile che ci sia un bene immobile fuori dal patrimonio. Un bene immobile deve essere per forza di qualcuno", ha spiegato davanti al consiglio il notaio Giovanni Vacirca, ammettendo che si tratta di un "problema giuridico complesso".

"Dagli atti trovati risulta che il Comune ne ha il possesso da tempo immemore, con gli estremi per l’usucapione. Poi è intervenuta la legge regionale che fissava al 31 gennaio 2004 il termine ultimo per la trasformazione degli Ipab (Istituti pubblici di assistenza e beneficenza) e di trasferimento dei beni". Sulla vicenda ha mostrato tutte le sue perplessità dall’opposizione Luca Bosio: "Le legge regionale del 2003 prevedeva il riordino delle 757 Ipab della Lombardia ma solo 63 sono state trasformate o liquidate. Non c’è scritto da nessuna parte che tutte le Ipab si devono considerare estinte, questa è una abnorme forzatura. Per l’estinzione di una Ipab serve un provvedimento di giunta regionale. Ma nel caso in specie c’è addirittura la Legge 14/2024 che all’articolo 11 fa riferimento proprio al caso di Cesano Maderno dicendo che l’Ipab non è estinta e impegna la giunta ad adottare i provvedimenti necessari all’estinzione. Quindi come si può dichiarare con atto notarile che l’ente è estinto e che dal 1° febbraio del Comune l’immobile è di proprietà del Comune? Se decidete di procedere comunque, auspico che sia il sindaco a prendersi questa responsabilità e non un delegato". Il sindaco, Gianpiero Bocca, ha rivendicato la scelta di procedere su questa strada: "Sono contento di avere sentito che sia interesse di tutti portare a casa questo patrimonio, perché qualche dubbio in proposito l’ho avuto. Poi discutiamo del metodo. Io farò molto volentieri questo atto assumendomi tutte le responsabilità del caso, l’unico interesse è pubblico ed è quello di regolarizzare una situazione ferma da 50 anni. Mai come in questo caso si può dire meglio tardi che mai. Ho dato io mandato di risolvere questa vicenda in modo che non ci fossero dubbi". Dall’opposizione si sono detti tutti d’accordo sull’obiettivo, ma non sul modo, per questo, ai voti, l’operazione ha avuto il via libera solo dalla maggioranza, con 8 contrari.