"Non ho mai pagato una tangente, sono incensurato e questa inchiesta rischia di provocare gravi danni alla mia attività professionale". L’ex “geometra di Berlusconi“ Francesco Calogero Magnano ha negato con sdegno l’accusa di concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio ieri pomeriggio nell’interrogatorio di garanzia davanti alla gip del Tribunale di Monza Angela Colella, firmataria delle nove ordinanze di custodia cautelare chieste dal pm Carlo Cinque ed eseguite dai finanzieri per la presunta corruzione sull’urbanistica in municipio che vede al centro il responsabile del settore Territorio e Ambiente Antonio Colombo, 53 anni, di Vedano al Lambro.
Il 75enne calabrese residente a Macherio, agli arresti domiciliari, ha parlato per un’oretta in compagnia del suo difensore, l’avvocata Roberta Minotti, ribadendo quanto aveva già dichiarato nel corso delle indagini. "I 48mila euro versati al geometra Colombo erano una provvigione per avergli presentato l’imprenditore Galdino Magni per cui Magnano ha fatto da progettista per l’operazione del centro commerciale – spiega la sua legale – Le trattative erano iniziate col padre di Antonio Colombo, quindi lui pensava che fosse sua la società a cui ha pagato la fattura. Nessuna corruzione perché il capo dell’ufficio tecnico non aveva alcun potere decisionale, riservato a Giunta e Consiglio comunale". Prima di Magnano, in mattinata, sono stati sentiti dalla giudice gli altri indagati ai domiciliari: la compagna di Colombo, Annabella Beretta, 54 anni, che vive con lui a Vedano al Lambro, il fratello Giovanni Carlo Beretta, 58 anni, residente a Lesmo, e gli imprenditori Donato Magni e Ancilla Antonella Giuseppina Cantù, 58 anni. Nessuno si è avvalso della facoltà di non rispondere. I fratelli Beretta, difesi dall’avvocata Donatella Rapetti, hanno respinto l’accusa di concorso in corruzione ribadendo che le fatture di Colombo pagate alla loro società erano per mediazioni o prestazioni professionali. Donato Magni, difeso dall’avvocato Mattia Carminati, ha ribadito che era il fratello Galdino a gestire di fatto la società di cui lui è solo amministratore di diritto.
L’avvocato Ivan Colciago, difensore di Ancilla Cantù, ha chiesto la revoca della misura cautelare. "Non c’è correlazione tra il parere favorevole di regolarità tecnica alla variante del Pgt del Comune rilasciato da Colombo, che è del maggio 2023, e il pagamento di 10mila euro nel gennaio 2022, che è per una consulenza sui terreni già dati in esproprio per Pedemontana", sostiene l’avvocato.