Il figlio di Lady Coumadin si difende: "Macché rapita, non voleva andare via"

Michele Gruosso è stato arrestato per aver legato, picchiato e costretto a drogarsi una escort

Michele Gruosso, nel riquadro, arrestato dai carabinieri

Michele Gruosso, nel riquadro, arrestato dai carabinieri

Desio, 7 febbraio 2023 -  "Non l’ho tenuta sequestrata. Era lei che non voleva andarsene perché voleva più soldi". Michele Gruosso si è difeso così, davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza Marco Formentin, adducendo un presunto mancato accordo sul compenso della prestazione sessuale.

Al 28enne accusato di sequestro di persona per avere legato con un cavo, picchiato e costretto ad assumere cocaina per fare sesso una prostituta romena trentenne in una camera di albergo a Desio, questa giustificazione però non è servita. Il giudice ha convalidato l’arresto in flagranza di reato eseguito dai carabinieri, allertati da un’amica della escort che non riusciva a sentirla al telefono perché il dispositivo portatile le sarebbe stato sottratto e spento dal 28enne dopo il loro arrivo nella stanza prenotata per la notte. E ha disposto per l’arrestato la misura della custodia cautelare in carcere, come chiesto dal pm della Procura di Monza Flaminio Forieri, il magistrato di turno al momento in cui sono scattate le manette.

Michele Gruosso, in attesa di udienza davanti alla Corte di Cassazione per la condanna a 12 anni e 8 mesi di reclusione per avere tentato di uccidere nel 2016 il patrigno col farmaco Coumadin insieme alla madre nel Pescarese (che si è suicidata mentre era agli arresti domiciliari), secondo il suo legale, l’avvocato Fabio Abbruzzese del Foro di Pescara, si trovava a piede libero, dopo avere già scontato un periodo in carcere e poi agli arresti domiciliari, perché erano scaduti i termini di custodia cautelare e viveva in Brianza dove aveva trovato un lavoro.

Ora, dopo la convalida dell’arresto per sequestro di persona, il 28enne attende nel carcere di Monza la conclusione delle indagini da parte della Procura monzese prima di affrontare la richiesta di rinvio a giudizio. Quando gli uomini dell’Arma sono riusciti a entrare nella stanza di albergo, la presunta vittima era sdraiata a terra ai margini del letto con evidenti segni di lesioni. "Aiutatemi, sta cercando di ammazzarmi", ha detto la trentenne, che ha poi raccontato di essere stata ripetutamente picchiata, privata dei suoi due cellulari, minacciata e trattenuta dall’uomo.

All’interno della stanza dell’hotel, i militari hanno trovato la cocaina, i telefonini spenti e il cavo per ricarica del cellulare che il 28enne, secondo il racconto della donna, le avrebbe stretto intorno al collo.