CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Il dialogo fra l’arcivescovo e i giovani: "Fatevi carico dei vostri coetanei"

Un invito alla concretezza nei progetti da proporre alle istituzioni e alla responsabilità nelle relazioni. La risposta: dialogo, gioco di squadra e investimenti nei luoghi d’aggregazione, oratori, biblioteche, scuole.

Un invito alla concretezza nei progetti da proporre alle istituzioni e alla responsabilità nelle relazioni. La risposta: dialogo, gioco di squadra e investimenti nei luoghi d’aggregazione, oratori, biblioteche, scuole.

Un invito alla concretezza nei progetti da proporre alle istituzioni e alla responsabilità nelle relazioni. La risposta: dialogo, gioco di squadra e investimenti nei luoghi d’aggregazione, oratori, biblioteche, scuole.

"A quali giovani stiamo pensando? Alla fascia 13-18 anni o a quella 18-30? Agli universitari con famiglia alle spalle, a chi lavora o a chi non lavora e non studia? Dobbiamo individuare luoghi, soggetti, risorse concrete e centri di decisione, fra Comune, Provincia, Regione, delegati della zona pastorale che possano effettivamente realizzare i progetti".

Una spinta alla concretezza l’intervento dell’arcivescovo Mario Delpini, che ieri ha incontrato i giovani e le istituzioni nella sala della Provincia, nell’ambito del Coordinamento pastorale Zona 5 della Diocesi (Monza e Brianza, più parte del comasco). "Tutto è connesso", diceva Papa Francesco. E anche Delpini ha sottolineato la connessione tra i giovani di diverse fasce sociali, sottolineando la responsabilità personale nel microcosmo delle relazioni interpersonali che già possono portare qualche piccolo cambiamento. "Certo non possiamo risolvere i problemi dei giovani che non escono dalla loro stanza – ha esemplificato Delpini – però i loro coetanei possono sentirne la responsabilità nelle relazioni. Si può esercitare la responsabilità personale, oltre all’organizzazione delle istituzioni". L’arcivescovo ha tenuto a sottolineare come i giovani non siano semplici destinatari di servizi, da accudire, ma debbano essi stessi farsi carico dei loro coetanei.

"In questo incontro ho colto motivi di fiducia e intuizioni: non abbiamo soluzioni per tutti, ma fiducia di compiere un percorso promettente". Gli oratori sono spesso il primo punto di aggregazione, subito dopo la scuola per i nuovi arrivati in Brianza, luogo di ritrovo dei bimbi dopo la scuola e quindi delle famiglie. Anna Castelli, laureata in giurisprudenza in attesa di esame per diventare avvocata, e Pietro Cattaneo, al primo anno di Scienze politiche alla Bocconi, educatori di oratorio a Meda e a Seregno, hanno preso parte al tavolo di commissione per l’animazione socio culturale della zona 5 della Diocesi, insieme a professionisti ed esponenti delle Acli. Tutti insieme hanno identificato tre ambiti di intervento: il dialogo intergenerazionale, il fare rete tra Comuni, enti pubblici diversi e associazioni di volontariato e l’investimento nei luoghi di aggregazione già esistenti.

In particolare Pietro ha sottolineato la necessità di dialogo tra gli oratori (vere e proprie comunità con spazi per sport, gioco, studio e teatro) con le associazioni di volontariato. Per esempio a Meda funziona il contatto tra oratorio e Rsa per anziani. Da sfruttare anche le scuole e l’alternanza scuola lavoro, per far incontrare realtà diverse soprattutto ai ragazzi del liceo che altrimenti hanno un percorso di studio solo teorico.

"La scuola – ha incalzato Anna Castelli – non è solo il luogo dove si studia, ma un ambiente di crescita, come la famiglia e lo sport. Faccio appello agli adulti perché non boccino a priori le proposte degli studenti a causa delle difficoltà burocratiche, ma si trovino gli strumenti per accogliere i progetti dei giovani. La realizzazione dei progetti non deve restare un onere sulle spalle di pochi educatori e insegnanti di buona volontà". Oltre alle scuole e agli oratori, anche le biblioteche, con le loro numerose proposte culturali possono essere luoghi di scambio intergenerazionale. Ne ha parlato anche Riccardo Sala: "Per rompere la dicotomia scuola-lavoro e poi subito a casa soli, la biblioteca con letture, podcast, momenti per famiglie, nonni e nipoti, studenti di superiori e università, può essere una terza dimensione d’aggregazione".