
Il bancone sulla storia Dalla prima televisione alle chiacchiere con Giuan
di Cristina Bertolini
È la memoria storica di Velate il Bar Giuan di piazza Carabelli 8. Con l’attuale titolare Giovanni Magni raggiunge la terza generazione di baristi nel cuore del paese. "Ha cominciato la nonna Bambina nel 1942 – racconta Giovanni –, poi ha passato il testimone a mia mamma Pinuccia negli anni Settanta che dal 2017 ha lasciato le redini a me". Quindi Giovanni è nato praticamente al bar, dove i suoi clienti lo ricordano quando era bambino e lo tenevano sulle ginocchia. Si parla di persone che hanno cominciato a frequentare il locale a 17 anni e ora ne hanno 70. Il Bar Giuan è aperto dalle 6.30 alle 19.30, con orario continuato. Prende un po’ di respiro solo la domenica, unico giorno di chiusura. Al mattino, dalle 7 in poi, vengono a fare colazione i lavoratori e poi i pensionati e il bar diventa punto di ritrovo e aggregazione. Si parla di calcio, di politica e dei lavori da fare in paese sorvegliati speciali da una squadra di solerti umarel, i pensionati che controllano lo stato di avanzamento dei lavori. A metà mattina, finita la messa, si ritrovano al bar anche alcune signore che si scambiano racconti, ricette, pettegolezzi e foto dei nipotini. Niente tavola fredda, a pranzo, tutti a casa nella migliore tradizione dello slow food brianzolo, ma subito dopo, dalle 13.30 si torna al bar per il caffè, tabacchi e biglietti dell’autobus, vero valore aggiunto del locale. I pendolari tagliano il paese, passano da Giuan, poi via in tangenziale verso Milano.
Quanta vita è passata al Bar Giuan. Agli esordi era un’osteria-trattoria, di cui resta la ghiacciaia con la porta in legno. Poi la mamma Pinuccia ha rinnovato il locale nel 1965, secondo le nuove esigenze dettate dal boom economico: ha inserito il flipper e il biliardo e soprattutto la televisione, una delle primissime in paese. Tutti andavano al bar a vedere “Rischiatutto“ e “Canzonissima“ in bianco e nero, quando non si aveva la tv in casa. "Il paese è cambiato – osserva il titolare –, il tessuto sociale si rinnova. Io ricordo quando frequentavo le scuole medie: Velate contava 7mila abitanti, ora ne fa 15mila. Sono state costruite tantissime nuove case. Molti si sono trasferiti qui da Milano e fanno i pendolari. Ce ne siamo accorti per Carnevale. Alla sfilata dei carri organizzata dalla parrocchia, la prima dopo il Covid, abbiamo visto arrivare tantissime nuove famiglie con bambini piccoli. Facce mai viste prima e che pure abitano a poche centinaia di metri da qui. Il ricambio fa bene, aiuta l’economia. Magari le persone nuove sono un po’ più restie a scambiare quattro chiacchiere, acquistano le sigarette o i biglietti dell’autobus ed escono di fretta e così i rapporti sono più distaccati. Ma ci vuole tempo per ricreare il nuovo tessuto sociale". Il bar tiene ancora gli abbonamenti degli autobus e le ricariche telefoniche, anche se la richiesta è diminuita, a causa nelle nuove possibilità di ricarica online, direttamente da casa. Sparito il biliardo per fare posto a nuovi tavoli, in diretta dagli anni Cinquanta rimane solitario il campo per il “Gioco del ballin“, una variante delle bocce, ora quasi dimenticata, da rilanciare.