STEFANIA TOTARO
Cronaca

I prestanome del boss. Due brianzoli alla sbarra

Dovranno rispondere di frode fiscale, bancarotta fraudolenta e riciclaggio. Con loro Giovanni Maiolo, nipote di Cosimo, condannato per Crimine Infinito.

I prestanome del boss. Due brianzoli alla sbarra

Il caso approda il 10 dal gip di Monza

Sette società operanti nei settori dell’edilizia, della logistica e delle pulizie, attive per un breve periodo, prima di essere abbandonate in stato di insolvenza, gravate di debiti erariali che non venivano saldati. E il denaro veniva monetizzato con prelievi giornalieri di contante presso gli sportelli bancomat da due prestanome, entrambi brianzoli e poi direttamente consegnati alle famiglia di ‘ndrangheta radicate a Pioltello.

Ora per i due prestanome, D.T. e A. B., di 42 e 47 anni, con dimora nel Vimercatese, è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Monza e sono chiamati a presentarsi il 10 settembre all’udienza preliminare al Tribunale per rispondere a vario titolo di frode fiscale, evasione, indebita compensazione di crediti fittizi, bancarotta fraudolenta e riciclaggio insieme a Giovanni Maiolo, 46 anni, nipote del boss Cosimo Maiolo, 58 anni, già condannato nella maxi inchiesta Crimine Infinito e poi a 13 anni anche nella recente indagine sui collegamenti tra clan e politica per le ultime elezioni comunali a Pioltello, in cui è stato condannato anche Giovanni Maiolo a 8 anni e 10 mesi. In un’operazione della Guardia di Finanza di Monza del marzo scorso Giovanni Maiolo è stato raggiunto dal provvedimento di custodia in carcere da detenuto, mentre i due presunti prestanome erano finiti agli arresti domiciliari.

I finanzieri avevano anche sequestrato oltre 2 milioni di euro. Secondo l’ordinanza del gip monzese Gianluca Tenchio, "il ruolo di Giovanni Maiolo quale amministratore di fatto delle società risulta da diverse fonti di prova". Innanzitutto, le "dichiarazioni dei dipendenti delle società interessate e dei soggetti operanti nelle società clienti, che hanno indicato Maiolo come il soggetto con cui si rapportavano". Ma soprattutto "gli accertamenti bancari", da cui emerge che i due ai domiciliari "erano prestanome per conto e su indicazione del Maiolo, movimentavano il denaro delle società da loro formalmente amministrate, pur non avendo reale ruolo operativo". Anche le intercettazioni telefoniche "hanno confermato come il dominus fosse il Maiolo, che dirigeva i complici, che non prendevano decisioni senza aver ricevuto il suo via libera". Intercettato, uno dei due si lamentava con la madre per essere stato ingannato da "certe persone" che poi l’hanno lasciato con due società intestate e un sacco di guai con Inps, Inail. "È palese – scrive il gip – che l’indagato stava parlando di attività illecite, tenute per conto di terzi che gli hanno fatto intestare le ditte e poi lo hanno messo nei guai". "Mi ha dato un foglio con due ditte intestate.. boh, adesso sono dall’avvocato a portare sto foglio... il periodo del Covid che non c’era un c.. da fare, uno deve mangiare, è un casino. Mi sono affidato di certe persone che me l’hanno messa nel c.. capito..".