Monza – Il Centro Mamma Rita festeggia i suoi primi 60 anni, prendendosi cura dei problemi vecchi e nuovi delle famiglie. Un tempo il servizio di scuola e poi assistenza a minori e mamme in difficoltà veniva svolto dalle religiose. Oggi sono diminuite, i servizi si trasformano e occorrono professionalità laiche certificate. Tutti i problemi nazionali e locali di povertà, fragilità sociale e immigrazione bussano al portone di via Lario e le risorse non bastano mai.
Quindi, con il parere favorevole della Curia meneghina, il 60esimo di fondazione del centro diventa occasione per riaccendere i riflettori sul servizio, raccogliere fondi e chiedere il supporto della comunità locale. La storia del Centro Mamma Rita viene da lontano. Nel 1949 le prime sorelle dell’ordine delle Minime Oblate giungono a Villa Francesca di Monza, denominata poi Casa Mamma Rita. L’11 febbraio 1962 con la posa della prima pietra si diede inizio al grande villaggio desiderato da Rita Tonoli, chiamato Centro Mamma Rita: fu inaugurato il 31 maggio del 1964 per dare ospitalità ai minori già presenti a Casa Mamma Rita. Il Centro fu realizzato dalla professoressa Amelia Giuseppina Pierucci, insieme a Giuseppina Sala, che, ispirandosi alle idee pedagogiche di Rita Tonoli, mediante l’innovazione strutturale vollero offrire ai minori una residenzialità di tipo familiare, in appartamenti autonomi. La scuola dell’infanzia ha preso vita insieme al Centro nel 1964, a seguire la primaria e le medie. Dal 1977 alcune comunità del Centro accolgono anche mamme con bambini.
Oggi offre al territorio una pluralità di servizi nell’ambito sociale ed educativo mediante le comunità educative per minori, mamme con bambini e un servizio di semiresidenzialità. Come spiega sorella Patrizia Pirioni, responsabile pedagogica del Centro, l’attenzione si è spostata dall’accoglienza dei minori, all’accoglienza dei nuclei mamma-bimbi, che richiede una programmazione più specifica, più efficace, ma anche più difficile. Perché è necessario ridare autostima alle mamme, per guidarle in un percorso verso l’indipendenza. "Nel 2024 – racconta sorella Patrizia – ospitiamo 9 nuclei mamma-bimbi, alcuni segnalati dai servizi sociali monzesi e altri dai comuni limitrofi. Da gennaio a giugno, fra mamme e bambini abbiamo avuto richieste per 156 persone, anche da fuori regione, e abbiamo potuto dare risposta solo a 6 nuove. Abbiamo difficoltà nel reperire personale disponibile sulle 24 ore, compresi i giorni di festa per i nuclei che necessitano della supervisione continua dell’educatore. Ce ne sono altri in cui genitori e figli sono in grado di passare la notte senza educatore e il progetto in divenire è quello di una comunità alloggio per restare in comunità, ma con percorso verso l’autonomia. L’intenzione è quindi di creare una filiera interna che permetta l’evoluzione dalla situazione di emergenza, al ritrovamento di un proprio equilibrio in ambiente protetto; al cammino verso una nuova autonomia. Le emergenze che arrivano anche attraverso i social sono tante, ma chiediamo di non dimenticare le realtà storiche che lavorano per le famiglie e i minori. Qui arriva il mondo: nuclei italiani, stranieri e nuclei misti. L’interazione tra diverse culture richiede almeno tre generazioni".
"Oggi gestiamo due comunità diverse per l’accoglienza mamma-bambino – spiega l’educatrice Stefania Mastroieni – Una comunità educativa h24 e una comunità educativa genitore-figli con due equipe differenziate e con obiettivi progettati per ogni utente. Nella prima, Comunità Campanelle, si osserva la diade madre-bambino, per aiutare le mamme a sentirsi tali dopo percorsi di devianza o l’esperienza della droga. Nella seconda, Comunità Primule, si costruisce un percorso verso l’autonomia. Nei progetti futuri c’è l’apertura dell’alloggio per l’autonomia genitore-figli Viole per le mamme che hanno sperimentato un buon percorso e sono solo in attesa di trovare casa.
Le equipe fanno rete con servizi esterni (Cps, Sert, Centri di etnopsichiatria per mamme straniere, Uonpia) per dare vita a progetti efficaci. La presenza nella struttura del nido e della scuola di infanzia è un valore aggiunto per il supporto di madri in cerca di lavoro oppure per altre che hanno bisogno di una tregua dopo i vissuti familiari.