Grido d’allarme dei pediatri: non ci sono abbastanza neuropsichiatri sul territorio per seguire tutti i bambini autistici.
A spiegare la situazione è la dottoressa Letizia Rabbone, pediatra e presidente dell’associazione culturale pediatri di Monza e Brianza. Rabbone concorda con le iniziative di Ats, che ha caldeggiato personalmente, per creare sul territorio una rete di servizi che operino in sinergia, sulle persone affette da SDA e con attenzione anche al contesto di vita della persona (famiglia, scuola, assistenza sanitaria, lavoro, relazioni sociali). "Abbiamo bisogno di formazione – spiega la dottoressa – non per imparare a riconoscere l’autismo, ma per conoscere e mantenerci aggiornati sulle numerose tecniche di trattamento esistenti per accompagnare i pazienti nei diversi aspetti della vita". ATS Brianza ha inserito lo screening fra le attività di sorveglianza per i disturbi del neurosviluppo, effettuato da parte dei pediatri di libera scelta. Lo screening avviene attraverso la visita del pediatra, corredata dall’osservazione dei genitori nella vita quotidiana. Quindi il medico accede a una piattaforma predisposta dalla Regione, compila la schermata di screening e chiede che il proprio paziente venga messo inserito nei Nuclei funzionali di Autismo delle Unità operative di Neuropsichiatria infantile (Uonpia).
Per Ats il periodo più idoneo per lo screening sulla popolazione generale è tra i 18 e i 24 mesi di età, sia per l’affidabilità degli strumenti sia per la maggior precisione dei successivi percorsi di conferma diagnostica.
"In realtà – spiega la dottoressa – noi verifichiamo eventuali disturbi dello spettro autistico già dal bilancio di salute del sedicesimo mese. Quindi attiviamo la Uonpia che vede il bambino per la prima volta, poi, essendoci pochissimi neuropsichiatri, il servizio fatica a prenderli in carico e i piccoli non vengono seguiti come dovrebbero. Le terapie per l’autismo richiedono due sedute a settimana per diversi anni". Anche per i neuropsichiatri infantili, come per i medici di base, non sono abbastanza i posti nelle scuole di specialità. Anche le Uonpia chiedono l’ampliamento di organico.
Cristina Bertolini