Gli infermieri iscritti a NurSind fanno sentire la loro voce. Oltre un centinaio fra infermieri e ostetriche provenienti da tutta la Lombardia (una trentina da Monza e Brianza), ieri mattina hanno partecipato al flashmob sotto il Pirellone.
Perfettamente distanziati e indossando il camice e una maschera bianca hanno manifestato il loro disappunto rispetto alla gestione della pandemia da parte dei vertici lombardi. Hanno occupato tutta la piazza Duca D’Aosta, al centro della piazza hanno posto un grande cuore di stoffa blu su cui sono state posate 40 rose, per ricordare i 40 infermieri morti in Italia a causa del coronavirus. La mobilitazione invita a non dimenticare il grande sacrificio pagato dalla categoria durante la pandemia e a rivendicare richieste che da anni vengono portate sui banchi della politica e che fino ad oggi sono rimaste inascoltate. Numerose le testimonianze di infermieri e ostetriche che hanno visto morire pazienti e colleghi e che hanno patito il dolore e la paura di poter contagiare i propri cari e che ora pagano i danni psicologici subiti.
Hanno lamentato il divieto assoluto di raccontare cosa succedeva negli ospedali durante la pandemia. "Fra le motivazioni alla base della protesta - spiega Donato Cosi, coordinatore regionale NurSind Lombardia - la mancata convocazione del nostro sindacato da parte della Regione alla spartizione dei premi economici per il Covid-19. Cgil, Cisl e Uil sono riusciti a garantire un premio anche alle situazioni più assurde, come i lavoratori che hanno proseguito in attività smart working". Gli infermieri italiani, laureati, percepiscono 1500 euro al mese, la remunerazione più bassa d’Europa.
"È da tempo che combattiamo contro il cosiddetto minutaggio assistenziale - prosegue Cosi - È un calcolo vecchio di oltre vent’anni e che prevede l’organizzazione del lavoro e il personale in corsia in base a quei 120 minuti che nell’arco delle 24 ore devono essere destinati all’assistenza del singolo paziente. Un calcolo ormai superato e ben al di sotto del reale bisogno del malato che oggi presenta una serie di patologie maggiori e più complesse che necessitano un numero maggiore di forze in campo".
Cristina Bertolini