
La Vefer è un’azienda che si occupa di produzione e lavorazione del poliuretano Presente sul territorio da oltre 70 anni, dà lavoro a circa 180 persone
Non tutto si è chiuso con la sconfitta al Consiglio di Stato. Ora Vefer valuterà eventuali altre azioni giudiziarie, mentre resta sul tavolo la questione dei 27.500 euro "versati dalla società come valore delle aree a standard, di circa 11mila metri quadri, cedute gratuitamente al Comune in attuazione della convenzione sottoscritta e mai restituiti". Per la storica azienda lissonese, leader nel settore della produzione e lavorazione di poliuretani espansi, la partita con l’amministrazione non si è conclusa dopo che i giudici hanno respinto la richiesta di risarcimento da oltre 21 milioni avanzata dall’impresa per inadempimento da parte del municipio rispetto ai contenuti di una convenzione urbanistica risalente al luglio 2004. In primo grado il Tar aveva dato ragione all’azienda, ma ora il Consiglio di Stato ha ribaltato il verdetto, sgravando il Comune dall’indennizzo. Un’esito che, per i vertici della società, "rappresenta una sconfitta per il territorio, sia a livello economico che occupazionale - dicono -. C’è ben poco da esultare". La Vefer rivendica "una posizione scevra da interessi politici o di parte" e parla di "correttezza e legittimità dell’operato di un’azienda che è da oltre 70 anni sul territorio e dà lavoro a oltre 180 persone". "Vefer produce poliuretano, non si occupa di speculazione edilizia", scandiscono. Al centro della contesa il destino di un’area verde tra via Toti e via Santa Margherita, accanto all’attuale cantiere di Pedemontana: un terreno acquistato per costruirvi un capannone con cui ampliare gli spazi produttivi dell’impresa, ma a cui nel 2004 il Comune aveva cambiato destinazione d’uso in residenziale, con la previsione di farci edificare palazzi e torri da 10 piani o, in caso di mancata realizzazione delle case, il capannone industriale. Nel 2012 lì era stato previsto un Ambito di Trasformazione, che però nel 2013 la nuova amministrazione aveva stoppato con una variante al Pgt, convertendo le aree in agricole per vincolarle a verde ed evitare un ulteriore consumo di suolo. "Di fatto - sottolineano dalla Vefer - annullando la capacità edificatoria di un terreno appositamente acquistato dalla società per aumentare la produzione e di conseguenza i posti di lavoro". Da qui nel 2014 la causa e la richiesta di risarcimento, bocciata dal Consiglio di Stato. Vefer spiega di "non condividere le motivazioni della sentenza e che il giudizio risarcitorio proposto era tutt’altro che infondato".