
Foto di gruppo alla Centrale Esterle di Cornate
Cornate d'Adda (Monza e Brianza) - Le sue turbine hanno stregato quasi 500 turisti nel fine settimana e anche il direttore generale del Fai, Davide Usai, ospite d’onore nella Giornata di Primavera alla Centrale Esterle di Cornate d’Adda. Grazie a sapienti ritocchi conservativi, il gioiello di archeologia industriale ha attraversato indenne il passaggio da un secolo all’altro ed è ancora perfettamente funzionante. La sala macchine fu progettata a fine Ottocento per illuminare Milano, nel 1914 fu potenziata e, qui, da allora, uomo e natura, tecnologia e acqua hanno scritto un pezzo di storia del progresso. Un racconto che colpisce doppiamente perché l’impianto è un esempio di Liberty con pochi eguali per lo stato eccellente del complesso fra motivi floreali, colonne all’ingresso, pavimenti a tarsie, doccioni a testa di drago e imponenti vetrate neogotiche.
Tutti elementi che ne fanno un punto di riferimento di architettura applicata alla produzione. Non si poteva scegliere meglio per il ritorno dei visitatori dopo un anno di pandemia, scontato il tutto esaurito. Ottimi i riscontri anche per l’altra attrazione della zona, i giardini di Villa Paveri Fontana a Vimercate, sold-out grazie a 300 appassionati decisi a lasciarsi l’isolamento alle spalle. Nel Medio Evo la dimora di delizia è stata uno dei quattro ospedali della città, mentre i suoi giardini all’italiana, ora sono all’inglese. Nessun posto disponibile neppure per la chiesetta romanica di San Colombano, a Vaprio, secondo la tradizione fondata proprio dal monaco irlandese con i capelli rossi. Di recente il tesoro è tornato agli antichi splendori grazie a un restauro. Tuffo nel Novecento invece per chi ha optato per il tour in Villa Filippini a Besana. La dimora neoclassica ha ospitato artisti del calibro di Aligi Sassu ed Eugenio Corti, fra i nomi più importanti del secolo. Aggirarsi fra le sue stanze ha regalato l’emozione di sentirli ancora vicini. Ultima tappa delle Giornate, il Monastero benedettino di Brugora eretto nell’XI secolo dai Casati, potente famiglia di origine longobarda. Le sue stanze custodiscono il sapore di mille anni di storia, fra l’antico basamento che farebbe retrodatare la fondazione e i chiostri cinquecenteschi. Una carrellata all’insegna del misticismo. La visita alla chiesa di San Pietro e Paolo si è conclusa nel coro interno, un tempo accessibile solo dalle monache di clausura e di solito chiuso al pubblico. Una chicca per chi è riuscito a entrare.