STEFANIA TOTARO
Cronaca

"Firma o finisci male". E vende gratis il furgone

Due fratelli pregiudicati a processo per estorsione ai danni di un cinquantenne costretto a sottoscrivere il passaggio di proprietà senza alcun pagamento

La vittima aveva messo in vendita online un furgone per il trasporto cavalli

Cesano Maderno (Monza) - ​«Firma il passaggio di proprietà del tuo furgone senza alcun pagamento, altrimenti finisce male". È la minaccia, accompagnata dal gesto di mostrargli la canna di una pistola che spuntava da una tasca, che gli sarebbe arrivata da un uomo che lo aveva contattato perché interessato a un annuncio di vendita a 6.500 euro di un mezzo per il trasporto dei cavalli da lui pubblicato online. Per questa vicenda, che risale al 2018, ora due fratelli pregiudicati di origine calabrese ma residenti in Brianza, U.R. e O.R., sono imputati di concorso in estorsione in un processo che si è aperto davanti al Tribunale di Monza. La presunta vittima, un 50enne del Varesotto, si è costituita parte civile per ottenere un risarcimento dei danni. Anche perché in questi 4 anni non è riuscito a riavere indietro il suo furgone in quanto risulta avere regolarmente firmato le pratiche nell’agenzia di Cesano Maderno indicata dall’acquirente e dovrà dimostrare di averlo fatto intestare ad un altro contro la sua volontà.

Come ha raccontato davanti ai giudici: "All’annuncio di vendita aveva risposto un uomo con un nome falso che poi si era presentato a vedere il mio furgone in compagnia del fratello e di due figli, un ventenne e uno più piccolo. Quando mi ha chiesto di andare in agenzia a Cesano Maderno perché gli facevano uno sconto sulle spese per il passaggio di proprietà, ho accettato. Ho portato il furgone all’appuntamento e mi ha accompagnato la mia fidanzata sulla sua auto, su cui c’era anche sua sorella, per riportarmi a casa dopo la vendita. Quando mi ha intimato di firmare, mi ha mostrato la canna della pistola e mi ha indicato che dietro di lui c’era il fratello e all’esterno c’era il figlio grande davanti alla macchina della mia fidanzata, facendomi capire che avrebbero potuto farci del male. Allora ho firmato e li ho lasciati andare via con il mio furgone".

Ma poi ha presentato denuncia ai carabinieri in provincia di Varese. "Il numero di telefono con cui la vittima è stato contattato da un tale Roberto Amato risultava intestato alla moglie di U.R., che è stato subito riconosciuto come l’uomo che in agenzia è rimasto alle spalle – ha raccontato in aula il maresciallo dell’Arma che ha condotto le prime indagini – e che ha effettivamente un fratello, O.R., trovato in possesso di una pistola scacciacani nel corso di una successiva perquisizione. Il furgone è stato rintracciato in una concessionaria d’auto a Cassano d’Adda". Sul caso si sono quindi coordinati i reparti dell’Arma di Varese, Monza e Milano, coordinati dalle rispettive Procure. Al Tribunale di Monza la vicenda è arrivata per competenza in base al luogo delle presunte minacce. Gli imputati negano la ricostruzione delle accuse, dichiarandosi innocenti. Si torna in aula per altre testimonianze.