BARBARA APICELLA
Cronaca

In fuga dalle bombe a Monza: "La vita da profugo fra precariato e permessi che scadono"

Dei 200 ucraini accolti ne restano una trentina, di cui 20 bambini malati. Agostino d'Antuoni, da un anno, ha messo in moto la macchina della solidarietà

Agostino D'Antuoni

Agostino D'Antuoni

Monza, 26 febbraio 2023 - "Non possiamo far morire i bambini e le loro mamme sotto le bombe. Dobbiamo fare di tutto per metterli in salvo, organizzando pullman e aprendo le porte delle nostre case". Così parlava un anno fa Agostino d’Antuoni , l’avvocato monzese che il 24 febbraio 2022, quando le truppe russe avevano appena invaso l’Ucraina, ha subito messo in moto una straordinaria macchina della solidarietà.

Dopo pochi giorni era riuscito a ottenere i permessi, a trovare i fondi per la partenza dei pullman, i contatti in Ucraina con le istituzioni e gli ospedali, e a metà marzo aveva portato a Monza oltre 70 persone, tra cui tanti bambini disabili e malati di tumore. Una macchina della solidarietà che poi è proseguita nel tempo e nel giro di pochi mesi sono stati oltre 200. Oggi a Monza e in Brianza ne restano una trentina, di cui 20 sono bambini in cura al Comitato Maria Letizia Verga.

"Non è stato facile, ma è stata una sorta di miracolo – racconta l’avvocato –. Reso possibile grazie al sostegno di volontari e semplici cittadini. Un grazie all’associazione “Ti do una mano Onlus“ e a Lele Duse il cui intervento è stato preziosissimo soprattutto nella fase iniziale. Un grazie all’associazione Lele Forever che ha accolto i profughi, alla Croce Rossa di Monza che continua ad accompagnare le famiglie con i pacchi alimentari, e all’associazione Armadio dei poveri che da marzo ad oggi continua a distribuire cibo e vestiti ai profughi rimasti in Brianza e alle tante famiglie che hanno accolto e che ancora accolgono".

Dopo il grande entusiasmo e slancio emotivo delle prime settimane, la situazione si è stabilizzata. Mesi intensi con il problema di accogliere e integrare persone che dall’oggi al domani hanno dovuto abbandonare case e lavoro. Oltre all’accoglienza bisognava mettere in moto la macchina dell’integrazione. "Abbiamo organizzato corsi di italiano per i bambini e per gli adulti. Il primo passo fondamentale per permettergli di proseguire la scuola, e una normale vita fatta di sport e di socializzazione. Un grazie particolare all’Istituto Olivetti di Monza: ci sono sei studenti ucraini che frequentano le lezioni e riescono a studiare con profitto e con passione grazie alla presenza delle mediatrici culturali".

Fin dalle prime settimane le famiglie hanno cercato di dare un contributo e di ricambiare l’accoglienza, certi che quel conflitto si sarebbe esaurito nell’arco di pochi mesi. "Tutti hanno voluto dare una mano in casa, chi seguendo i bambini, chi gli anziani. E tutti hanno chiesto fin da subito di poter andare a lavorare. Hanno messo da parte diploma e laurea e hanno presentato domande nelle fabbriche e nelle imprese di pulizie". 

Ma la burocrazia italiana ci ha messo lo zampino. "Il ritardo nel rilascio dei permessi di soggiorno e soprattutto una legislazione che non sempre era chiara sulle possibilità di assunzione da parte delle aziende ha visto molti profughi giunti in Brianza andare in Polonia e in Germania dove hanno trovato casa e lavoro. A Monza e in Brianza sono rimasti coloro che stanno seguendo terapie o chi ha già connazionali che vivono e lavorano". Ma adesso l’emergenza è ritornata. Per chi è arrivato in Italia un anno fa i permessi di soggiorno sono in scadenza. "Siamo molto preoccupati. Tra poche settimane i primi permessi scadranno. Il governo ha confermato che verranno rinnovati automaticamente, ma speriamo che la macchina della burocrazia non si inceppi ancora".