Monza, 26 febbraio 2023 - "Non possiamo far morire i bambini e le loro mamme sotto le bombe. Dobbiamo fare di tutto per metterli in salvo, organizzando pullman e aprendo le porte delle nostre case". Così parlava un anno fa Agostino d’Antuoni , l’avvocato monzese che il 24 febbraio 2022, quando le truppe russe avevano appena invaso l’Ucraina, ha subito messo in moto una straordinaria macchina della solidarietà. Dopo pochi giorni era riuscito a ottenere i permessi, a trovare i fondi per la partenza dei pullman, i contatti in Ucraina con le istituzioni e gli ospedali, e a metà marzo aveva portato a Monza oltre 70 persone, tra cui tanti bambini disabili e malati di tumore. Una macchina della solidarietà che poi è proseguita nel tempo e nel giro di pochi mesi sono stati oltre 200. Oggi a Monza e in Brianza ne restano una trentina, di cui 20 sono bambini in cura al Comitato Maria Letizia Verga. "Non è stato facile, ma è stata una sorta di miracolo – racconta l’avvocato –. Reso possibile grazie al sostegno di volontari e semplici cittadini. Un grazie all’associazione “Ti do una mano Onlus“ e a Lele Duse il cui intervento è stato preziosissimo soprattutto nella fase iniziale. Un grazie all’associazione Lele Forever che ha accolto i profughi, alla Croce Rossa di Monza che continua ad accompagnare le famiglie con i pacchi alimentari, e all’associazione Armadio dei poveri che da marzo ad oggi continua a distribuire cibo e vestiti ai profughi rimasti in Brianza e alle tante famiglie che hanno accolto e che ancora accolgono". Dopo il grande entusiasmo e slancio emotivo delle prime settimane, la situazione si è stabilizzata. Mesi intensi con il problema di accogliere e integrare persone che dall’oggi al domani hanno dovuto abbandonare case e lavoro. Oltre all’accoglienza bisognava mettere in moto la macchina dell’integrazione. "Abbiamo organizzato corsi di italiano per i bambini e per gli adulti. Il primo passo fondamentale per permettergli di proseguire la scuola, e una normale vita fatta di sport e di socializzazione. Un grazie particolare all’Istituto Olivetti di Monza: ci sono sei studenti ucraini che frequentano le lezioni e riescono a studiare con profitto e con passione grazie alla presenza delle mediatrici culturali". Fin dalle prime settimane le famiglie hanno cercato di dare un contributo e di ricambiare l’accoglienza, certi che quel conflitto si sarebbe esaurito nell’arco di pochi mesi. "Tutti hanno voluto dare una mano in casa, chi seguendo i bambini, chi gli anziani. E tutti hanno chiesto fin da subito di poter andare a lavorare. Hanno messo da parte diploma e laurea e hanno presentato domande nelle fabbriche e nelle imprese di pulizie". Ma la burocrazia italiana ci ha messo lo zampino. "Il ritardo nel rilascio dei permessi di soggiorno e soprattutto una legislazione che non sempre era chiara sulle possibilità di assunzione da parte delle aziende ha visto molti profughi giunti in Brianza andare in Polonia e in Germania dove hanno trovato casa e lavoro. A Monza e in Brianza sono rimasti coloro che stanno seguendo terapie o chi ha già connazionali che vivono e lavorano". Ma adesso l’emergenza è ritornata. Per chi è arrivato in Italia un anno fa i permessi di soggiorno sono in scadenza. "Siamo molto preoccupati. Tra poche settimane i primi permessi scadranno. Il governo ha confermato che verranno rinnovati automaticamente, ma speriamo che la macchina della burocrazia non si inceppi ancora".