DARIO CRIPPA
Cronaca

"Fra cappelletti e panettone": il Natale di Iva

Tanti ricordi della cantante trapiantata a Lesmo: dal padre elettricista a Berlusconi che cantò solo per lei alla famiglia riunita per le feste

di Dario Crippa

In Brianza ci vive ormai da mezzo secolo, ma le sue radici, nel cuore dell’Emilia - era soprannominata l’"aquila di Ligonchio" – non si possono dimenticare.

Iva Zanicchi, 82 anni, ha avuto una carriera lunga e felice nel mondo della musica (tre festival di Sanremo vinti, un record) e dello spettacolo. È stata in Tv, ingaggiata da Silvio Berlusconi ("mi chiamò nella sua villa ad Arcore e si mise a suonare per mezz’ora al pianoforte"), Fellini la chiamava "la mia Zanicchina", è stata in politica. "Fui la prima italiana a cantare per in Russia". Ma quando si parla di Natale, non si può che tornare alle origini.

"Il più bel ricordo di Natale risale a quando ero bambina: avrò avuto 10 o 11 anni, la mia era una famiglia umile – non povera però, ci tengo a precisare, non ci mancava nulla – e mia madre passava tutto l’anno a risparmiare perché quel pranzo fosse all’altezza dei nostri desideri. In casa c’era poco da “scialare”, mio padre faceva l’elettricista per la Edison ed eravamo quatto figli, ma quel giorno di Natale lo ricordo per un gusto che non ho mai più provato. La mia mamma aveva cominciato già al mattino a “mettere su” il brodo, ci aveva poi aggiunto i pezzi di carne e alla fine ci aveva buttato dentro i cappelletti fatti a mano che lei stessa aveva preparato. Ma la vera sorpresa arrivò per il dolce: la Edison per la prima volta aveva regalato un pacco ai suoi dipendenti e dentro c’era un panettone. Nel mio paesino non lo avevamo mai provato. E da allora quel gusto non l’ho mai più provato: non riuscivo nemmeno a mangiarlo da quanto era buono e da quanto eravamo tutti emozionati… ma non finisce qui…".

In che senso?

"Mio padre faceva sempre il presepe, ci teneva parecchio. E quell’anno, sfruttando le sue conoscenze da elettricista, per la prima volta decise di illuminarlo: dalle nostre parti non lo aveva mai fatto nessuno. Mise le lucine in tutte le casette, ricordo che veniva gente dai paesi vicini pur di ammirarlo. Fu un Natale magico.

Una vita dopo, cosa farà?

"Beh, è sempre una grande festa: la famiglia si riunisce, e anche se tanti ormai, a cominciare dai miei genitori, non ci sono più e a tavola non siamo più in 30 come una volta, vale ancora il motto “più gente c’è, meglio è”. A Lesmo arrivano mia figlia, i nipotini, la figlia del mio compagno con i bambini. Ci si ritrova ancora felici attorno a un tavolo. È il vero senso del Natale".

E cosa si mangia?

"Il menu è rigorosamente emiliano. Si comincia la sera della vigilia con il cosiddetto cenone di magro, pesce ed erbazzone (la torta salta della provincia di Reggio, ndr) e il giorno di Natale non possono mancare i cappelletti. Una volta li facevo anche io, e me la cavavo piuttosto bene: un giorno facemmo un concorso, con tutte le mie amiche e indovini chi vinse?".

Iva Zanicchi, suppongo...

"(risata) Certo! I miei furono giudicati i più buoni, ma adesso non ho più tempo di farli. Il 23 dicembre sono in televisione per la finale di Ballando con le Stelle e ho affidato tutto a mia figlia, ci penserà lei a organizzare la giornata. Il mio compagno (Fausto Pinna, ndr) è sardo, e durante l’anno mangiamo molte specialità della sua terra d’origine, dai malloreddus in giù, ma a Natale vinco io: faccio ancora arrivare i cappelletti dal mio paese in Emilia, c’è una vecchina che ne fa di meravigliosi. Come li cucino? Rigorosamente in brodo, al massimo una spolverata di parmigiano.

E non posso fare e meno dei tortelli di zucca, i miei preferiti, conditi con burro, salvia, tanto parmigiano. E poi i bolliti".

Un po’ di Brianza?

"A chiudere tutto non deve mancare il panettone: lo prendo da un panettiere artigianale della Brianza, in una pasticceria di Missaglia: è squisito, per me il più buono di tutti.

I panettoni di oggi, quelli industriali soprattutto, mi lasciano un po’ di amaro in bocca.

Anche se la verità (forse), è che buoni come quello della mia infanzia non ne ho mai più trovati.

Al mio compagno lascio solo la possibilità di mettere in tavola il torrone sardo, il suo preferito: è più morbido, lo accontento e poi è l’ideale per chi ha la dentiera…. ma io non ce l’ho, ho ancora tutti i miei denti (risata)".

E la musica? Difficile non immaginare Iva Zanicchi cantare.

"Registrerò per il giorno di Natale una puntata di Domenica in, duetterò con mia nipote, gospel e altro".

E a casa?

"Un tempo, con la mia mamma, si cantava in trenta. Ma qualche nota la intono ancora... La mia preferita a Natale è Tu scendi dalle stelle. Altrimenti, che Natale sarebbe?".