
La presunta vittima si è rivolta a un centro antiviolenza e ha denunciato Si torna in aula a ottobre
Per anni sarebbe stata molestata sessualmente dallo zio, agente di polizia penitenziaria ora in pensione. Poi ha avuto la forza di confidarsi con la madre, dopo averla sentita discutere con la moglie del presunto orco sulle attenzioni morbose dell’uomo per le ragazzine, e di presentare denuncia.
Ora la ragazza, studentessa universitaria 24enne, è stata chiamata davanti ai giudici del Tribunale a ripercorrere l’incubo vissuto a causa del parente 65enne. Per l’uomo erano stati disposti gli arresti domiciliari per violenza sessuale. I fatti contestati all’ex agente penitenziario vanno fino al 2020 e sarebbero iniziati quando la presunta vittima era preadolescente. Palpeggiamenti, strusciamenti, subiti per lungo tempo ogni volta che restava sola con lo zio. Abusi che avrebbero causato alla giovane danni psicologici ma anche ripercussioni sulla salute fisica. Da qui la decisione di intraprendere un percorso psicologico e di rivolgersi a un centro antiviolenza dopo essersi consultata con la madre. Fino alla denuncia presentata in Questura e il fascicolo penale arrivato alla Procura. L’imputato si dichiara innocente. La nipote si è costituita parte civile al processo.
Per troppi anni, da quando aveva, secondo il suo racconto, non più di 10 o 12 anni, la ragazzina si era tenuta tutto dentro, celando un orrendo segreto di comportamenti sessuali a cui veniva sottoposta, atti ancora più gravi perché vissuti tra le mura domestiche, nella famiglia allargata ai parenti più stretti, dove bisognerebbe sentirsi sicuri e protetti. Invece quello zio si sarebbe trasformato in un orco, che la ragazzina si sentiva pure in colpa a sbugiardare, temendo di non essere creduta, perché quel parente era di casa, benvoluto e amato dai suoi ignari genitori. Ma gli effetti della sofferenza psicologica avevano iniziato ad emergere. Fino a quel discorso sentito per caso tra la mamma e la zia che aveva dato finalmente alla ragazza ormai più grande l’appiglio per confidarsi con la madre. Una bomba era scoppiata in famiglia, ma aveva aperto la strada ad un percorso di denuncia e finalmente di cura. Si torna in aula ad ottobre.