
"Due anni senza Simone". L’omicidio, le condanne, il ricordo: sabato a Vimercate la commemorazione del ragazzo ucciso a coltellate a Pessano con Bornago il 29 settembre 2021, al culmine di una rissa fra bande rivali per un debito di droga con il quale la vittima non aveva nulla a che fare. Il 22enne accompagnò un amico, senza immaginare che quella al parchetto di via Monte Grappa sarebbe stata l’ultima sera della sua vita. Dopodomani, i genitori saranno a “Non chiamateli lupi“, il corteo di Agende rosse contro tutte le violenze che per la prima volta ha riunito tante realtà del territorio. I familiari di Simone Stucchi sfileranno in onore del figlio, per non far cadere nell’oblìo "la furia senza ragione che ce l’ha portato via per sempre".
È questa la battaglia di mamma Daniela, papà Massimiliano e della sorella Andrea: "Custodirne, per sempre, la memoria". Secondo gli inquirenti, il regolamento di conti fra le due fazioni, i vimercatesi e i pessanesi, finito nel sangue, fu organizzato per sistemare lo sgarro di un brianzolo che aveva pagato una partita di droga con soldi falsi. Il giovane si presentò all’appuntamento disarmato, "pensava di fare da paciere", ricordano i genitori, e fu subito aggredito, così come ricostruito dalle indagini, da due fratelli condannati a marzo per l’omicidio (a 7 e 8 anni), all’epoca dei fatti entrambi minorenni. Avevano 17 e 15 anni. Ma è la brutalità che seguì l’assassinio a tormentare la famiglia: "Lo colpirono mentre era inerme a terra: calci e pugni, senza pietà". È l’immagine che fa più male, il tarlo che scava dentro l’anima e che il tempo non riesce ad allontanare. "Perché non è vero che poi passa – dice papà Massimiliano –. Simone manca ogni istante, sempre di più. È questa l’amara verità". Alla manifestazione (con partenza da piazzale Martiri vimercatesi alle 15), a modo loro, con la compostezza e la dignità con cui hanno dato una lezione a tutti dall’inizio di questa tragedia, saranno accanto ai gruppi per le vie della città. Per dire che l’amore non muore e che "non c’è nessuna pena che potrebbe fare il miracolo di restituircelo", ma che "contro l’efferatezza che ce l’ha strappato serviva più severità".
Daniela ha tenuto a bada il dolore e ha letto tutte le carte dell’inchiesta. È nel dossier, pagina dopo pagina, che si è fatta l’opinione che "contro tanta crudeltà ci sia poca possibilità di rieducazione". A farne le spese è stato Simone. Sorriso sempre pronto e la voglia di costruirsi un futuro strappata in pochi istanti senza motivo. Il ricordo di “Limo“, così Simone era soprannominato, è anche impresso su un murale che il rapper Emis Killa e quattro street-artist hanno realizzato a Vimercate.