DARIO CRIPPA
Cronaca

Monza, l'allarme: "Canne potenziate ed eroina, è emergenza giovani"

Parla Giovanni Galimberti, responsabile del Serd di Monza

Giovanni Galimberti, responsabile del Serd dell'Asst di Monza

Monza, 27 agosto 2019 - “Da 10 anni si è assistito a un’esplosione dell’offerta di droghe. Ci sono in circolazione nuove sostanze eccitanti e allucinogeni. E c’è un mercato via internet, nel cosiddetto “deep web”, che rappresenta un fenomeno nuovo, difficile da intercettare, e che miete i suoi clienti soprattutto nel pubblico più giovane».

Mentre parla così, pesa attentamente le parole. E' un esperto in materia, se ne occupa da 1991, si chiama Giovanni Galimberti ed è il responsabile del Serd, il Servizio Dipendenze dell’Asst di Monza che si occupa di prevenzione, cura e riabilitazione della dipendenza da sostanze stupefacenti, alcol, gioco d’azzardo patologico, tabagismo.

Il suo ufficio si trova all’ospedale Vecchio, dove trovano posto il Ser.T o Servizio Tossicodipendenze, e il NOA o Nucleo Operativo Alcoldipendenze. La collaborazione con il direttore generale dell'Asst, Mario Alparone, è continua.

Le droghe. Sembrano loro il vero problema a minare alla base la nostra società, a cominciare dai più giovani.

Cosa sta accadendo? Perché sembrano dilagare?

“Il problema con le droghe oggi è sostanzialmente dovuto ad alcuni fattori: l’abbassamento dei costi, “merito” si fa per dire di autentiche strategie di marketing da parte di trafficanti e spacciatori, e poi la sua disponibilità e diffusione. Anche l’approccio da parte di chi fa uso di sostanze stupefacenti è cambiato: oggi c’è una modalità supermarket da parte dei consumatori; quando si presenta un problema, sovente si ricorre alle droghe come risposta”.

I giovani?

“Con l’aumento della disponibilità e l’abbassamento dei costi, si assiste anche a un abbassamento nell’età dei consumatori. I primi contatti avvengono generalmente a 14-15 anni, i cannabinoidi sono di solito la sostanza di ingresso più diffusa, il pericolo si sta anticipando. Anche perché a quell’età il cervello dei ragazzi non è ancora sviluppato e gli effetti possono essere devastanti. E imponderabili: non puoi mai sapere come reagirà il cervello a una determinata sostanza. Senza considerare che i cannabinoidi sul mercato non sono quelli di trent’anni fa, ma sono stati potenziati, il loro principio attivo in commercio è molto più forte”.

Numeri?

“Nel 2016 i pazienti di età inferiore ai 24 anni in carico al Sert sono stati circa 70, nel 2018 sono diventati 120. Il 53% dipendenti da cannabis”.

A fianco alla canna (hascisc o marijuana) vengono offerte spesso altre sostanze. La cocaina, ad esempio...

“Sempre strategie di marketing. La cocaina rimane la droga in assoluto più diffusa. Un tempo aveva costi altissimi ed era poco diffusa, relegata da un lato al mondo del jet set e degli artisti con una certa disponibilità di denaro, e dall’altro al mondo della delinquenza. Da diversi anni però le cose sono cambiate: i prezzi sono calati tantissimo e la sua diffusione è andata di pari passo. È la sostanza con la quale abbiamo più a che fare anche al Sert, anche se i suoi consumatori sono difficili da intercettare: prima di rendersi conto di avere un problema serio per risolvere il quale devono chiedere aiuto, si illudono di poterla tenere sotto controllo”.

Cosa fa più paura?

“La vera emergenza si chiama eroina. Ha conosciuto un’esplosione negli ultimi 4 o 5 anni. È di facile accessibilità, non si inietta più in vena ma si fuma: questa è stata la vera operazione di marketing geniale da parte degli spacciatori. Si comincia a fumarla a 15-16 anni”.

Così presto?

“Si tratta di casi limite, ma prima non c’erano. E segnano il grande ritorno dell’eroina. I suoi costi si sono abbassati a tal punto che bastano 2 o 3 euro per comprarsi una dose”.

Gli effetti?

“Devastanti. La dipendenza è rapidissima e l’illusione che potrai continuare a fumarla dura poco. Per aumentare i suoi effetti, si è costretti a passare al buco, all’iniezione: il rischio è spaventoso”.

Abbassamento dell’età, da cosa dipende?

“Si è assistito a un graduale ma continuo processo di normalizzazione di comportamenti trasgressivi. E la normalizzazione nell’uso delle sostanze stupefacenti ha reso più difficile il processo di trasgressione per i ragazzini, costretti di fatto ad alzare di volta in volta l’asticella”.

 

 

 

Droga: un gioco da ragazzi

L’uso, e l’abuso, di sostanze stupefacenti può cominciare in età giovanissima. I casi che trapelano dalla cronaca sono spesso raggelanti. Primavera scorsa, Monza, la polizia scopre la cosiddetta Banda del Centro: giovanissimi autori di rapine e pestaggi a loro coetanei dopo essersi rimpinzati, spesso, di droghe. Due anni fa, Brianza: una sedicenne viene trovata fuori da una discoteca in stato confusionale mentre prende a calci le paline dell’autobus. Parte da lì l’indagine “Sballo 2.0”, la polizia scoperchia un giro di spacciatori giovanissimi che si scambiano droghe di ogni genere, cocaina, eroina, acidi comunicando con disegnini via WhatsApp la sostanza prescelta di volta in volta.

Si inizia dalle canne, qualcuno le vorrebbe liberalizzare.

Esistono droghe leggere?

“È un ossimoro - spiega il dottor Galimberti -. Sarebbe come parlare di ghiaccio bollente. Semplicemente, esistono droghe che hanno più capacità e potenza di altre, in termini psicoattivi, di creare dipendenza. Nel dibattito sulla liberalizzazione si focalizza tutto sulle sostanze, ma si dimentica come agiscono sulla testa: ogni individuo è diverso dall’altro, è molto difficile se non impossibile valutare i fattori di rischio. Su cervelli più predisposti e più giovani possono avere effetti appunto devastanti... l’impatto su un cervello in crescita come quello di un adolescente crea enormi problemi”.

Molti provano la “canna” da ragazzi e finisce lì...

“Ma per altri non è così. Dipende dalle caratteristiche del soggetto e appunto dalla “canna”. Come si diceva si è assistito a un potenziamento dei cannabinoidi, il contenuto di Thc, cioè di principio attivo, è molto più alto di un tempo. Dal punto di vista medico sono considerate allucinogeni minori. I trafficanti, del resto, si sono dovuti adeguare a un mercato che cambiava pur di competere con le nuove droghe chimiche in circolazione”.

Come intervenire.

“Al Sert non accedono più soltanto i “vecchi tossicodipendenti”, ma si registrano nuovi ingressi. E noi stiamo studiando percorsi e progetti per i più giovani, anche in collaborazione con altri reparti della ASST. Proviamo ad agganciarli prima. C’è ad esempio un progetto con la Prefettura che mira a intercettare e agganciare il prima possibile i ragazzi con problemi legati all’assunzione di sostanze stupefacenti. Quando vengono segnalati dopo un controllo in cui sono stati sorpresi con una dose di sostanza stupefacente, vengono inviati da noi a fare il primo colloquio. Alla presenza di un assistente sociale. E non si ritrovano più come accadeva prima soltanto in Prefettura: abbiamo modo di offrire loro un percorso di informazione e sensibilizzazione. È importante dare una percezione diversa, positiva: devono capire che non sono in un ambiente ostile, ma in un posto e con persone che possono aiutarli”.

Ce n’è bisogno?

“Ricordo due ragazze di 18-20 anni in cui ci siamo imbattuti. Si facevano di eroina al famigerato boschetto di Rogoredo. Ho chiesto loro perché andassero fin là. E mi ha molto colpito la loro risposta”. Quale? “Hanno detto che andavano fin là perché “lì sì che c’erano i veri duri”. E mi sono reso conto che su di loro aveva prevalso la fascinazione e mitizzazione del pericolo e del vietato. Bisogna fare attenzione. Per fortuna loro sono riuscite a fermarsi e ora stanno facendo un lavoro molto duro per uscire. Ma il girone infernale per tanti ragazzi è davvero dietro l’angolo”.

Perché tutti questi giovani con problemi di dipendenza?

“Bisogna recuperare un ruolo educativo e normativo da cui sembra che molti adulti abbiano un po’ abdicato. Bisogna insegnare ai ragazzi ad avere un rapporto corretto con la realtà, perché è difficile pensare che ci possano arrivare da soli. E l’adulto non dovrebbe dimenticarselo”.