
Daniela Bini, professoressa di Latino e Greco al liceo classico Zucchi di Monza, autrice del libro “Sovversive - Le donne nella lotta armata“
“Sovversive – Le donne nella lotta armata“ (Laterza, 2025) è il libro che verrà presentato oggi alle 11, alla libreria Libri e Libri di Monza, dalla sua autrice Danila Bini, docente di latino, greco e italiano al liceo classico Zucchi, e studiosa di storia contemporanea (di cui ha un dottorato di ricerca). Uno studio sulle "1000 donne della lotta armata nelle varie formazioni della sinistra extra parlamentare", che racconta di "una presenza numerosa e molto significativa: quasi il 30% degli effettivi nei 15 anni che vanno dal 1970, anno di nascita delle Brigate rosse, al 1985, anno in cui venne arrestata Barbara Balzerani". "Parlo di donne che hanno avuto un ruolo centrale soprattutto nelle Br, ma anche in Prima Linea - spiega Daniela Bini -. Erano donne giovani, colte, per la maggior parte laureate o almeno diplomate. All’inizio svolgevano vari ruoli, ma non all’interno del commando, non sul campo. Si sono conquistate questo ruolo nel tempo". "Inizialmente anche in queste formazioni c’era un po’ di diffidenza nei confronti delle donne e sulle loro capacità di leadership - prosegue -. Hanno iniziato con ruoli ancillari, scrivendo articoli di giornale, facendo pedinamenti, poi sono state coinvolte nelle strategie d’attacco. Si è insegnato loro a sparare, fino a che è stata proprio una donna, la Balzerani, ad assumere il ruolo di leader". Alcune delle "sovversive" furono anche femministe, ma le femministe, in quanto pacifiche, se ne dissociarono, e loro stesse anteponevano l’urgenza della sovversione politica alla parità sociale. Sono stati, i loro, atti di violenza, ferite al cuore della democrazia, che hanno mostrato che "anche la donna può uccidere". "Io ho avuto un dialogo diretto con Balzerani, con Susanna Ronconi e ho potuto appurare come ciascuna abbia elaborato in modo diverso i fatti accaduti. C’è chi è dissociata, come Adriana Faranda, chi, come Balzerani, non ha modificato il suo assetto ma comunque vive il ricordo in maniera sofferta, e chi cerca di mantenere lucidità, come Ronconi. Per tutte il peso è molto forte: la consapevolezza di aver sottratto delle vite e di aver rinunciato alla loro".
Alessandro Salemi