Donne più discriminate sul lavoro

Dati in aumento tra il 2020 e 2021, il “taccuino“ presentato da associazioni sindacali e Consigliera di parità

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di Cristina Bertolini

In un’inserzione di lavoro si cerca una segretaria di bella presenza, senza problemi di famiglia; ad un colloquio di lavoro ti chiedono se sei fidanzata, sposata o hai intenzione di avere figli, oppure rifiutano di assumerti perché sei in attesa. Questi alcuni campanelli d’allarme che indicano che ci si trova di fronte a discriminazioni nell’accesso al lavoro. Esistono poi le discriminazioni salariali, per esempio quando in ufficio viene chiesto solo agli uomini di fare straordinari o si è penalizzate nell’attribuzione di un premio di presenza, per le assenze dovute alla fruizione di un congedo per maternità.

Tutti questi casi e molti altri sono illustrati in maniera chiara e sintetica nel “Taccuino contro le discriminazioni di genere sui luoghi di lavoro“ presentato ieri dalla Consigliera di parità derlla Provincia di Monza e Brianza Alessandra Ghezzi, insieme ai rappresentanti dei sindacati confederati. "Il progetto – spiega la consigliera – nasce dalla collaborazione con le organizzazioni sindacali, formalizzata nel 2019 con un protocollo d’intesa volto ad adottare iniziative confgiunte di sensibilizzazione dei contesti lavorativi e della società civile in materia di pari opportunità e di rimozione delle situazioni di discriminazione sul lavoro".

Tra il 2020 e il 2021 i casi di discriminazione sono raddoppiati, come spiega l’avvocato Ghezzi: solo i casi per i quali abbiamo proseguito l’iter con mediazioni, conciliazione o causa legale sono stati 16; un paio di persone si sono rivolte alla consigliera, poi non hanno ritenuto di proseguire, ma gli addetti ai lavori ritengono che quello della discriminazione sui luoghi di lavoro sia un femomeno ancora sommerso. Tante le lavoratrici che non parlano con nessuno, non denunciano, né cercano aiuto. Spesso non sanno a chi rivolgersi.

La discriminazione di genere è un problema culturale, come fa osservare Mirko Scaccabarozzi, segetario Cisl Brianza. "L’obiettivo – dice Elena Farina, segretario Cgil Brianza – è che il taccuino diventi uno strumento per uscire dal silenzio. Infatti in quarta pagina riporta gli uffici a cui rivolgersi. Facciamo appello alle aziende perché si dotino di strumenti di contrasto al fenomeno".

Il taccuiono verrà distribuito presso i sindacati, i comuni, le farmacie, gli sportelli per l’impiego e i centri di formazione, come ricorda Carmela Tritto (segreteria Uil pensionati), insieme a Rina Delpero (delegata Uil Mb).

La situazione più a rischio di discriminazione è sicuramente il pre e il post maternità, soprattutto nelle piccole aziende, ma non è da escludere nelle più grandi. E’ frequente ricevere una lettera di lincenziamento durante la gravidnza o entro il primo anno del bambino; oppure l’azienda induce a rientrare al lavoro o a dimettersi; o ancora, al rientro dalla maternità si viene demansionati o licenziati, perchè non esiste più la propria mansione. Frequenti anche i casi di molestia fisica e sessuale. Nel mirino anche gli uomini se chiedono il congedo per paternità o le agevolazioni ex lege 104 per accudire genitori anziani.