Rapinato e lasciato in mutande in stazione: l’umiliazione vissuta da uno studente di Cesano Maderno

Ragazzo dI 17 anni derubato in pieno giorno di soldi, vestiti e orgoglio da tre balordi a bordo di un treno per Monza da cui è stato obbligato a scendere. Il racconto della madre: “Per lui è difficile riprendersi”

L'episodio è stato denunciato ai carabinieri che stanno indagando per risalire ai responsabili della rapina

L'episodio è stato denunciato ai carabinieri che stanno indagando per risalire ai responsabili della rapina

Desio, 10 novembre 2023 – “Ero da solo, si è seduto accanto a me e mi ha chiesto se gli facessi provare una delle mie scarpe. Ho dovuto dire ok....”. Così è iniziato il pomeriggio da incubo per uno studente 17enne di Cesano Maderno che qualche giorno fa, mentre era diretto a Monza in treno, è stato rapinato da una gang di tre stranieri («due maghrebini e uno dell'Est», ha raccontato) di tutto quanto aveva in tasca – cellulare e portafoglio – ma anche addosso: giubbotto, felpa, pantaloni e le stesse scarpe, tutto di marca. Fino a rimanere in mutande. Spogliato nel corpo e nell'orgoglio. «La cosa che più lo ha ferito è proprio come lo hanno lasciato – sottolinea la madre – a quell'età non è facile digerirlo».

La minaccia

E' successo poco dopo le 14. Luca, nome di fantasia, era salito a Seregno e stava andando dagli amici. Avvicinato prima da un giovane straniero e poi dai due complici è stato rapinato: «Dacci tutto o ti massacriamo di botte». Arrivati a Desio è stato fatto scendere. Mentre i balordi si sono recati sull'altro binario e hanno preso un convoglio in direzione opposta. Qui sono altri tre giovani stranieri che vedono Luca in grave difficoltà e lo soccorrono, dandogli un pantalone della tuta e prestandogli il telefono per chiamare il padre.

L’indagine

I carabinieri stanno svolgendo le indagini per cercare di risalire ai componenti della gang. Mentre Luca, con l'affetto dei suoi cari e degli amici, si sta riprendendo dalla vicenda, che lo ha molto provato, anche se per fortuna non si è fatto male. «Sta cercando di smaltire la rabbia – spiega la madre – continua a chiedersi se avrebbe dovuto reagire o meno, se avrebbe potuto fare in altro modo, ma noi gli abbiamo detto che si è comportato in maniera adeguata. Oggi ne succedono di tutti i colori, avrebbero potuto avere un coltello o una pistola, avrebbero potuto picchiarlo».

La solidarietà

In questi giorni ha ripreso ad andare a scuola, a incontrare amici e fidanzata, trovando grande supporto. «Le cose materiali vanno e vengono e infatti le stiamo già ricomprando – dice la signora – ma la ferita nell'anima resta, almeno per un po'. Come la paura». Luca di solito va a scuola con l'autobus, ma non di rado utilizza il treno per raggiungere gli amici: «Gli abbiamo raccomandato di non stare mai isolato, cercare sempre altra gente».

Piccole precauzioni, perché non ricapiti a lui quello che, troppo spesso, capita anche ad altri coetanei: «Dove sono le famiglie di questi ragazzi che si comportano in questo modo? - si domanda la donna – Che educazione danno ai loro figli? Si pongono delle domande se li vedono tornare a casa con vestiti di altri o pieni di soldi? I giovani poi spesso sono lo specchio del background famigliare, oltre che a essere influenzati da tutto quello che hanno attorno, che li porta a un pessimo spirito di emulazione». Con vittime innocenti. In pieno giorno. «Speriamo che attraverso le telecamere della stazione si possano individuare – dice la madre -. Erano le due di pomeriggio tra l'altro. Possibile che non si riesca a rendere sicuro nemmeno un luogo così sensibile come la stazione?».