Monza, dopo anni di abusi denuncia il marito e lo fa condannare

"Mi trattava come una serva. E i figli li chiamava animali". Il calvario di una donna di origini albanesi durato 15 anni

La moglie è scappata da una vita di violenze andando alla polizia. Ma si può chiedere aiut

La moglie è scappata da una vita di violenze andando alla polizia. Ma si può chiedere aiut

Monza, 17 novembre 2022 - "Non capisci niente, non vali niente... io sono l’uomo e tu devi ubbidire". Per E.D., 42enne albanese residente a Monza, era suo diritto che il ruolo di capofamiglia si trasformasse in quello di marito e padre padrone. E fin dal matrimonio in Albania con una connazionale sua coetanea, poi il trasferimento in Italia a Trento con la nascita dei due figli che ora hanno 15 e 9 anni, era stata una lunga scia di episodi di angherie, violenze fisiche e psicologiche nonché, nei confronti della donna, anche di costrizioni ad avere rapporti sessuali con il coniuge, che non esitava nemmeno ad apostrofarla come "serva", costringendola ad uno stato di sottomissione e prostrazione.

Un calvario familiare che è durato fino al 2020 quando la donna, stanca delle vessazioni e violenze subite da lei e dai figli e in seguito all’ennesima percossa infertagli dal coniuge, si è diretta in Questura per denunciare l’accaduto. L’uomo, dopo l’immediato allontanamento dalla famiglia con una misura cautelare del divieto di dimora, è stato condannato dal Tribunale a 6 anni e 8 mesi di reclusione per violenza sessuale e maltrattamenti e al risarcimento dei danni con una provvisionale di 50mila euro a moglie e figli che si erano costituiti parti civili al processo. Il 42enne è stato anche interdetto dai giudici in perpetuo dai pubblici uffici e ha perso la potestà genitoriale.

La sentenza è stata confermata anche in appello, anche se l’imputato, ora difeso dall’avvocato Francesco Ruffo del Foro di Monza, contesta le accuse e promette battaglia in Cassazione. Secondo la denuncia della donna, il marito "maltrattava abitualmente" lei e i figli, con "comportamenti autoritari di imposizione" nei confronti della moglie, posta in "totale sottomissione" ("sei la mia serva, ti farò soffrire") e con "comportamenti di trascuratezza nei confronti del nucleo familiare" consistiti in "frequenti assenze da casa e disinteresse" per i figli, che a volte venivano anche denigrati ed insultati: "Sei un animale", "sei una femminuccia". Anche quando nel 2017 si erano trasferiti dall’Albania in Italia per un primo periodo a casa della sorella di lei, il marito aveva mantenuto "atteggiamenti arroganti e umilianti" nei confronti della coniuge, che poteva assentarsi da casa solo per andare a lavorare e a fare la spesa, non aveva alcuna autonomia nella gestione delle entrate di denaro ed era anche costretta, secondo il suo racconto, a subire rapporti sessuali indesiderati anche tutti i giorni. Nell’estate del 2019 la donna era stata minacciata di morte e spintonata, insultata e umiliata. La 42enne era riuscita a trovare il coraggio di denunciare il marito soltanto dopo che nel maggio del 2020 l’uomo l’aveva colpita con uno schiaffo e afferrata per il collo.