
La Locale di Seregno già individuata negli anni Novanta nell’indagine sulla ‘ndrangheta "I fiori della notte di San Vito" e gli screzi tra Rocco Stagno e Rocco Cristello, trucidato a colpi di pistola il 27 marzo del 2008 davanti casa a Verano Brianza. L’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip del Tribunale di Milano Raffaella Mascarino, che ha portato ieri all’arresto di 20 persone per gli affari della ‘ndrangheta anche sulla sicurezza dei locali notturni, riassume la storia della base organizzativa dell’associazione mafiosa in Brianza.
"Nei territori di Seregno e Giussano erano presenti, già dai tempi dell’indagine nota con il nome di “I fiori della notte di San Vito”, due Locali: quella di Giussano, era inattiva, mentre l’altra, quella di Seregno, era dominata da Rocco Stagno, collegato al Locale madre dei Giampà di Nicastro - viene ricostruito nell’ordinanza - A causa di vicende collegate proprio al processo, la famiglia Stagno aveva perso il suo potere in favore della famiglia Cristello, che faceva parte della stessa Locale, il cui prestigio in seno all’associazione derivava non dal collegamento con un Locale calabrese, ma dai contatti e dai rapporti che aveva costruito personalmente, grazie al traffico di sostanze stupefacenti e al reinvestimento degli introiti illeciti in varie attività ed affari".
Nel 2005 "Rocco Cristello si era legato ad Antonino Belnome (poi diventato con l’inchiesta "Infinito" uno dei principali collaboratori di giustizia, che ha fatto luce su più di un omicidio di ‘ndrangheta in Lombardia, ndr) e a Andrea Ruga, capo di Monasterace, legato a Vincenzo Gallace di Guardavalle. Tale legame aveva provocato due conseguenze: la formazione, nel 2007, della “ndrina” di Antonio Stagno e il conseguente fortissimo conflitto tra le due fazioni, facenti parte della stessa Locale, culminato nell’omicidio di Rocco Cristello nonché nell’omicidio di Rocco Stagno a Bernate Ticino il 28 marzo 2010".
Ulteriore conseguenza fu "il progressivo allontanamento della Locale di Seregno da Carmelo Novella (capo della Lombardia, a sua volta ucciso nel 2008 a San Vittore Olona, ndr) che era nemico di Vincenzo Gallace". Alla morte di Rocco Cristello "il cugino omonimo aveva assunto il comando della Locale di Seregno. Intanto era stato riattivato, grazie alle pressioni di quest’ultimo su Carmelo Novella, la vecchia Locale di Giussano, di cui Belnome era divenuto il capo; tale Locale era parte, come gli altri, della Lombardia e ciò è dimostrato proprio dal fatto che lo stesso Carmelo Novella ne aveva riconosciuto l’esistenza e l’operatività concedendo, seppure o malincuore, il benestare alla riapertura".
Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti il nuovo capo della Locale di Seregno "non aveva lo stesso carisma dell’omonimo cugino e la sua Locale, senza una madre calabrese che lo sostenesse", era come "una zattera in mezzo al mare". Ciò "aveva conseguentemente determinato che la Locale di Seregno si legasse profondamente a quella di Giussano. I due gruppi strettamente collegati, pur mantenendo lo loro individualità, traevano lo loro forza dal rapporto intenso con il Locale calabrese di Guardavalle. I membri della Locale di Giussano diventarono la “longa manus” di Gallace, che si era servito di loro per uccidere Carmelo Novella". Nel 2010 l’inchiesta "Infinito" squarcia ogni legame di forza tra le Locali. Il 13 luglio i carabinieri arrestano 174 persone (una cinquantina in Brianza) accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, detenzione di armi, pressioni sugli appalti, soprattutto del movimento terra. Da allora un susseguirsi di inchieste e di nuovi arresti.