
Dalla morte alla rinascita Il messaggio di Valeria "Abbiate coraggio La vita è stare sul ring"
di Monica Guzzi
MONZA
Una donna messa alla prova duramente dalla vita, ma che proprio per questo ha un messaggio forte da affidare alle altre donne.
Salirà sul quadrato poetico del Binario 7 di Monza domani sera, special guest del round finale del “Ring rap poetry slam“, torneo di poesia improvvisata e freestyle, un evento che mette a confronto tre diverse forme di espressione promosso da Mille Gru e PoesiaPresente e destinato a fare il tutto esaurito soprattgutto fra i giovani.
Lei è Valeria “the Fox” Imbrogno, ex campionessa del mondo di boxe categoria minimosca. Psicologa e criminologa, è l’ex compagna di Fabiano Antoniani, più noto a tutti come Dj Fabo, l’uomo che ha scelto di mettere fine in Svizzera a una vita distrutta da un terribile incidente. Oggi, oltre a rispondere al numero bianco dell’associazione Coscioni, Valeria aiuta i giovani fragili e le ragazze in difficoltà.
Valeria, lei è una donna che ha affrontato tante situazioni difficili. Come si diventa forti?
"Me lo sono chiesta anch’io: sono diventata forte per quello che ho passato o perché ero già forte e ciò mi ha permesso di affrontare tutto? Penso che abbia a che fare con la forza fisica e psicologica. Per avere affrontato il suicidio di mio padre contemporaneamente alla vicenda di Fabiano mi sono ben radicata a terra, cercando di essere più centrata possibile".
Come si fa? Cosa insegna alle ragazze?
"Alle ragazze e alle bambine insegno proprio questo: cercare un equilibrio che ci permetta di stare bene anche nelle situazioni peggiori da affrontare. Con Fabiano ho cercato di essere sempre più razionale possibile e meno emotiva possibile. La boxe mi ha insegnato molto: un pugile deve sempre trovare la forza di reagire".
E la psicologa?
"La psicologa è come un pugile, deve trovare la chiave migliore per uscire dalle situazioni difficili. Alle ragazze cerco di insegnare questi".
Lei si è occupata di progetti sul bullismo e sul sociale al femminile.
"Mi sono occupata delle ragazze minorenni con problemi di devianza sociale, aiutandole a trovare un centro col pugilato. Al Polo Ulisse, con Beatrice responsabile, ho lavorato così nel laboratorio di pugilato: prima si fa sfogare il corpo, in modo che le ragazze riescano a buttare fuori tutta quell’energia negativa che altrimenti userebbero in maniera deviante, poi si cerca di incanalarla con la psicologia. Sono incontri di una volta la settimana, mentre ne servirebbero due o tre".
Oggi il bullismo è una vera emergenza, il Covid ha esasperato le situazioni?
"La difficoltà è il ritorno al gruppo. Presi singolarmente, i ragazzi riescono a lavorare, il problema è quando si torna nel gruppo e si indossa una maschera, staccandosi dalla realtà. Con la complicità dei social, che creano una separazione tra la realtà e l’immaginato. I ragazzi sanno che c’è una differenza netta, eppure vedi bambini di 14-15 anni che hanno atteggiamenti da adulti. Il pugilato è fatica e ti costringe a non avere maschere. È uno sport vero e sincero".
Un esempio?
"Ho lavorato con una ragazzina conosciuta come bulla: picchiava tutti, ma quando si è trovata con me temeva i pugni veri ed è diventata la bambina che era. La stessa verità veniva fuori anche al carcere di Bollate, dove ho lavorato con gli adulti. la boxe per me è stata anche un modo per entrare nel mondo maschile".
È stato difficile?
"Ho 44 anni, quando ho cominciato ci cambiavamo negli spogliatoi degli uomini. Avere frequentato per 25 anni la palestra di puglilato tempra. Devi essere pronta alla battuta. Mi chiedevano: oggi hai il ciclo? Ce la fai? Devi essere pronta e avere carattere, così ti rispettano".
Cosa ha imparato dalla morte di Fabiano?
"Lui mi accusava sempre di essere troppo diplomatica, dopo che è scomparso sono diventata molto più netta nei rapporti, nelle decisioni, nelle scelte".
Cosa direbbe alle ragazze di oggi dopo questa esperienza?
"Di continuare a essere curiose nella vita, di voler conoscere e scoprire cose sempre nuove. Oggi tanti ragazzi non sono curiosi di niente, non amano viaggiare e conoscere. Mio padre quando avevo 10 anni mi faceva fare dei viaggioni. Oggi manca tanto coraggio di essere curiosi. Appassionarsi di qualcosa, sapere stare nella sfida, come in questo evento di Monza con rapper e poesia. Una sfida con delle regole però. Occorre dare regole e forma alla sfida".
E la morte di suo padre cosa le ha insegnato?
"Con lui sono ancora molto arrabbiata. L’insegnamento è che si vive una volta sola e che la vita è bella. Ho cercato di capire che cosa mi insegnasse la morte, vederla in faccia mi ha fatto apprezzare ancora di più la vita. Proprio a causa della morte. E infine il coraggio. Le donne dovrebbero pensarci un po’ di più, quando si sforzano di stare in un ruolo che non appartiene loro. Dovrebbero avere il coraggio di mettersi il vestito giusto per loro e ribaltare tutto".