MARCO GALVANI
Cronaca

Da Gaza a Monza, peluche e sorrisi per il piccolo Abdel ferito dalle bombe

Il bimbo di 5 anni è sopravvissuto al crollo della sua casa dopo un bombardamento israeliano, nel quale è morto il fratellino. È arrivato in Italia con un volo militare per essere curato al San Gerardo

Il viaggio in ambulanza

Il viaggio in ambulanza

Monza – I suoi nuovi peluche se li è tenuti stretti tutto il viaggio. Sul lettino dell’ambulanza. In cambio il piccolo Abdel ha regalato un "grande sorriso" ai volontari della Croce Rossa che venerdì hanno mollato famiglia, studio e lavoro e dal quartier generale del Comitato di Monza sono partiti per andare ad accoglierlo sulla pista dell’aeroporto di Pisa. È atterrato su un C-130 dell’Aeronautica Militare accompagnato dalla nonna.

Abdel ha solo 5 anni ed è uno degli undici piccoli pazienti appena arrivati in Italia grazie a un ponte sanitario allestito dal governo italiano per curare i bambini palestinesi. "Abdel ha una ferita alla testa provocata dal crollo del palazzo dove abitava per colpa di una bomba. In quel crollo è morto uno dei suoi fratellini", racconta Andrea Paleari, il medico dell’equipaggio monzese in missione a Pisa. Specializzando in anestesia e rianimazione all’ospedale di Desio, "quando giovedì sera la sala operativa nazionale della Croce Rossa ci ha confermato l’arrivo di Abdel, ho subito chiesto al mio primario di potermi assentare dal turno il giorno dopo".

Ad accompagnare Andrea, anche l’infermiera Giaele e due soccorritori volontari, Chiara, studentessa di infermeria, e Christian, agente della polizia locale di Monza. Sapevano che Abdel sarebbe arrivato accompagnato dalla nonna, "mamma e papà sono rimasti con gli altri fratelli al Cairo", in Egitto, dove il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale ha costituito un posto avanzato di coordinamento degli aiuti alle persone evacuate dalla Striscia di Gaza. Appena sono atterrati "siamo ripartiti subito, intorno alle 23 eravamo al San Gerardo e lì abbiamo trovato uno staff al completo, c’era anche una mediatrice culturale perché Abdel e sua nonna non conoscono l’italiano né l’inglese – racconta Paleari –. Anche durante il viaggio, per riuscire a comunicare con loro siamo rimasti collegati al telefono con una volontaria della Croce Rossa di Monza che conosce l’arabo. In alternativa, usavamo il traduttore sul telefonino".

Anche se nonna e nipotino erano sfiniti dalla stanchezza: "Lei si è addormentata seduta sul seggiolino dell’ambulanza, mentre Abdel è crollato dopo aver guardato un po’ di cartoni animati da uno dei nostri cellulari". Prima però, "la nonna ci ha chiesto se potevamo prestarle un po’ del nostro internet perché lei, col suo telefono, non sapeva come connettersi alla rete. E così è riuscita a fare una videochiamata ai genitori di Abdel per assicurare che ormai erano al sicuro, in viaggio verso Monza".

Già, al sicuro. Dopo aver vissuto l’orrore e la sofferenza delle bombe, della distruzione e della morte. È stata la nonna di Abdel a raccontare del bombardamento della loro casa, "sono stati ricoverati in una specie di ospedale allestito per strada nella Striscia di Gaza, poi sono riusciti a essere evacuati in Egitto, ma l’unico foglio sanitario che avevano per Abdel era una semplice radiografia alla testa". Ora, all’Irccs San Gerardo di Monza potrà avere le cure migliori, lontano dalle bombe: "Quando è salito in ambulanza gli abbiamo dovuto mettere l’aghetto della flebo, appena lo ha visto ha iniziato a strillare, forse gli ha ricordato la sofferenza che si era appena lasciato alle spalle". Un abbraccio e una carezza delle volontarie lo hanno tranquillizzato. Fino al “risveglio“ in una camera dell’ospedale di Monza. Poi l’equipaggio della Croce Rossa è tornato alla base. Ma "la missione nazionale è ancora in corso, non è escluso che possano arrivati altri piccoli pazienti".