
Crocione, da Ghetto a Riscatto, a Seregno il Passaggio di Consegne
di Gualfrido Galimberti
Piccoli precedenti per truffa e furti, l’uomo inseguito e ferito a colpi di pistola ieri mattina è originario delle case popolari al Crocione. È il quartiere più in difficoltà della città, dal punto di vista sociale, anche se negli ultimi anni si sono registrati significativi passi avanti per la crescita e la vivibilità della zona. Era un quartiere nato un po’ dal nulla negli anni Settanta con l’edificazione dei palazzi Gescal (ovvero Gestione Case dei Lavoratori), torri che negli anni sono poi diventate Iacp (Istituto autonomo case popolari) e ora Aler (Aziende lombarde per l’edilizia residenziale pubblica). Nel cambio di nome e nel passaggio di consegne, purtroppo, una costante: si tratta di alloggi che, di volta in volta, vengono occupati da persone a basso reddito. Alcune che vivono di espedienti. Crocione per molti era sinonimo di delinquenza. Per i più benevoli era un altro modo di dire emarginazione e degrado sociale. In un caso e nell’altro, tutto si poteva tradurre con un termine piuttosto efficace: ghetto. Palazzi nati a debita distanza dalle altre case seregnesi, separati dal centro cittadino dalla ferrovia. Non erano neanche vicini alla parrocchia di Sant’Ambrogio, che è quella tuttora di riferimento, perché separati da poche case sparse e da campi.
A nessuno, tranne che ai residenti, sarebbe mai venuto in mente di passare per il Crocione. "In cinquant’anni la situazione è cambiata – assicura chi ci vive –. Passeggiare lì non è certo un problema. Frequentare i giardini pubblici non è motivo di preoccupazione: si può andare tranquillamente, anche con i bambini". Quei palazzoni, grazie anche all’edificazione costante, anno dopo anno si sono ritrovati collegati senza soluzione di continuità alle altre case e alla parrocchia. Lì, naturalmente, continuano a insediarsi persone in situazione di disagio economico, seguite nella gran parte dei casi dai servizi sociali del Comune. Chi pensa al Crocione come luogo delle aggressioni, tuttavia, è fuori strada per quanto si tratti ancora del quartiere più fragile della città. Il Comune ha fatto la sua parte, ma ritiene di non aver concluso il suo compito: proprio pochissimi anni fa è stato aperto il centro di via Bottego. Il riscatto passa anche dall’incontro e dal confronto nella quotidianità.