Verano Brianza: Luca e la mamma Giuseppina contagiati dal Covid e abbandonati da tutti

"Ho preso il Covid per curare mia madre 94enne, a casa. Siamo stati ignorati, non ho chiesto soldi. Volevo una mano per organizzarmi e per non doverla portare in ospedale"

Luca Russolillo ha chiesto un aiuto logistico a Comune e Ats senza ricevere nulla

Luca Russolillo ha chiesto un aiuto logistico a Comune e Ats senza ricevere nulla

Verano Brianza 8Monza), 18 novembre 2020 -  «Ho preso il Covid per curare mia madre 94enne, a casa. Siamo stati lasciati soli". Luca Russolillo, 54 anni, di Verano, e mamma Giuseppina sono reduci da un calvario. Abitano nello stesso edificio, ma in due case diverse. La nuora non c’è, è bloccata in Brasile, dove fa volontariato, dal Sars Cov 2. Un altro grosso scoglio. "Non ho chiesto soldi a nessuno, volevo una mano per organizzarmi. Ma dal Comune ho ricevuto solo una mail con i numeri di telefono di una cooperativa e dell’Azienda sanitaria. Dall’Ats neanche quella. Speravo in qualcosa di più, vista la situazione. L’idea di portarla in ospedale mi terrorizzava, temevo equivalesse a una condanna a morte. Non potevo. Ho scelto di istinto, perderla sarebbe stato insopportabile".

Comincia tutto il 16 ottobre, la badante ha mal di gola, Giuseppina invece un malessere generale. Il figlio organizza – pagando – il tampone, fanno tutti e tre il test, il 24 l’esito: le donne positive, Luca negativo, "è stato l’inizio dell’incubo, improvvisamente ci siamo ritrovati abbandonati". "Il medico di famiglia non viene perché non può fare visite a domicilio, mi consiglia il ricovero, ma io non me la sento e decido di fare da solo". "Nessuno si preoccupa di metterti a disposizione servizi, la rete di cui tutti parlano non c’è. Fra l’altro ho pagato sempre di tasca mia, ma chi non ha i soldi cosa fa?". «Non siamo numer i, credevo che nella nostra realtà ci fosse un supporto, alla fine mi bastava una parola e invece niente, non abbiamo avuto neanche quella". Il figlio-infermiere è all’opera 24 ore su 24, un test certifica che si è contagiato, "ma l’avevo messo in conto", lo aiuta un’assistente domiciliare privata, "quella pubblica è venuta solo il 3 novembre e poi più nulla", mentre Ats lo contatta "15 giorni dopo la segnalazione del dottore per propormi un tampone a Monza o a Vimercate – un’ora e mezzo di macchina fra andata e ritorno - con mia madre che non cammina, è debilitata, e soprattutto non è in grado di uscire di casa. Chiedo l’Usca ma mi dicono che non se ne parla, mi assicurano che mi avrebbero ricontattato. Era il 9 novembre, sto ancora aspettando".

Solo nuovi tamponi, l’11, sempre a pagamento, risultano negativi per tutti, "sedici giorni dopo l’inizio dell’odissea". Una sola persona si è presa cura di loro: "Vittorio Baldini, ex primario a Desio, un amico di famiglia. È stato l’unico a contattarci due volte al giorno per guidarci. Gli siamo così grati. Non avrei mai immaginato che la disorganizzazione potesse arrivare sino a questo punto. È stata un’esperienza terribile. Chi dovrebbe provvedere non capisce che i malati si sentono indifesi, non tutti hanno le risorse - anche interiori - per tappare le falle del sistema. Un dramma nel dramma".