
"La ’ndrangheta è una grande famiglia che ti impone i propri valori e cancella la libertà di pensiero".
Cappellino da baseball e viso in ombra: Antonino Belnome, boss della locale di Giussano, primo pentito della Brianza, si racconta davanti alla cinepresa di Marco Tagliabue.
Stasera, “Il padrino e lo scrittore”, il documentario del regista seregnese prodotto per la tv svizzera (Rsi), sarà proiettato al Nuovo di Arcore. In sala, le pm dell’antimafia di Milano Cecilia Vassena e Sara Ombra. Nella pellicola è il procuratore Alessandra Dolci a chiarire il ruolo centrale del collaboratore di giustizia nelle indagini: "Ci ha permesso di confermare la struttura dell’organizzazione e di identificare gli autori di una serie di omicidi". Belnome aveva bruciato le tappe, a 38 anni era già ai vertici della malapianta ramificata sul territorio. Un posto conquistato con un’escalation di sangue: fu lui nel 2008 a San Vittore Olona a eliminare Carmelo Novella, avviando la guerra fra ‘ndrine in tutta la Regione. Il capobastone ‘secessionista’ voleva mettersi in proprio e fu condannato a morte dalla ‘cupola’ in Calabria, per eseguire l’ordine della casa madre fu scelto il giovane killer, messo poi a capo del clan brianzolo, uno dei più redditizi.
Quell’assassinio squarciò il velo sulla presenza in Lombardia della criminalità organizzata considerata fino ad allora affare del Sud.
Arrestato nel 2010, Belnome vuota il sacco, aiutando gli inquirenti a ricostruire episodi cruciali. "In carcere ho cominciato a ragionare con il cuore, la ’ndrangheta invece usa solo la testa - racconta il padrino - mi sono chiesto che futuro avrei dato ai miei figli e in che mondo li avrei portati. Non me lo sarei perdonato".
Condannato a una pena che scadrà nel 2039, oggi l’ex boss vive in una località protetta.
Da quando ha parlato, la sua esistenza è cambiata, la famiglia l’ha disconosciuto e l’organizzazione l’ha minacciato esplicitamente.
I suoi racconti hanno contribuito a portare a termine molti processi. Agli inquirenti ha consegnato anche un vocabolario dell’onorata società con rituali e parole d’ordine. Gli ultimi rapporti della Direzione antimafia confermano che la Brianza è sempre la provincia preferita per gli investimenti criminali. E Belnome è stato capo indiscusso degli affari sporchi con settori d’elezione, secondo i magistrati: ristorazione, giochi e scommesse, costruzioni, autotrasporto di merci, autodemolizioni, commercio d’auto.
L’appuntamento per chi vuole approfondire è al Nuovo alle 20.45. Ingresso libero.
Barbara Calderola