Coronavirus, i postini hanno paura: niente consegne

I sindacati scrivono al Prefetto denunciando le condizioni di lavoro di 600 persone, sportelli chiusi

Code davanti agli uffici postali. La maggior parte per operazioni di nessuna urgenza

Code davanti agli uffici postali. La maggior parte per operazioni di nessuna urgenza

Monza, 17 marzo 2020 - Molti postini ieri si sono rifiutati uscire e di andare a consegnare la corrispondenza. Una protesta pacifica contro "l’azienda che non è in grado di fornire a tutti gli adeguati dispositivi di protezione per il servizio esterno". Vincenzo Traina, sindacalista Cgil del settore Poste di Monza e Brianza, insieme al collega Massimo Casucci proprio ieri ha scritto una lettera al prefetto Patrizia Palmisani per denunciare la paradossale situazione in cui sono costretti a lavorare i dipendenti addetti agli sportelli e i portalettere, circa 600 persone in tutto. Anche se "in questi giorni in molti sono a casa tra permessi e malattie" e "chi rimane non viene tutelato". Qualcuno "si è comprato mascherine, guanti e gel disinfettanti per le mani di tasca propria, le persone si difendono come possono".

Martedì, come più volte i sindacati avevano chiesto, sono arrivate le chiusure degli uffici postali: via Rota a Monza è chiuso nel pomeriggio così come Villasanta, Meda, Giussano e Carate Brianza; Veduggio con Colzano, Camparada e Correzzana restano aperti soltanto tre giorni alla settimana; mentre restano chiusi completamente gli uffici di Agliate, Besana, Zoccorino, quelli di viale Lombardia e via Monte Santo a Monza, Triuggio e Macherio.

«Si tratta di chiusure a singhiozzo che, in molti casi, hanno addirittura peggiorato la situazione – denuncia Traina –. Locali non blindati e banconi commerciali senza alcuna barriera di protezione. La gente si è affollata negli uffici rimasti aperti per fare le operazioni più disparate: buoni ai minori, depositi sui libretti, addirittura pagamenti di bollettini ad associazioni religiose. E queste sarebbero emergenze? Sono questi i motivi urgenti?". La gente dovrebbe rimanere a casa e uscire solo per casi gravi. "Gli uffici e i recapiti vanno chiusi se non c’è rispetto delle prescrizioni dettate dalla legge - continua Traina -. Non ci sono alternative se non ci sono le condizioni di sicurezza. Molti Uffici e Centri di recapito sono ancora sprovvisti di mascherine, guanti, disinfettanti e di norme minime a garantire la salute delle persone. salubrità delle persone". «Il servizio postale - rincara il sindacato - è considerato pubblico essenziale e il portalettere deve garantire l’espletamento delle urgenze, ma nei centri continuano ad arrivare prodotti senz’altro non urgenti come le lettere pubblicitarie dei cosiddetti grandi clienti. Andava garantito solo il servizio universale, come nelle condizioni di sciopero. I contatti con il pubblico andavano eliminati. Stiamo giocando con la vita delle persone".