SONIA RONCONI
Cronaca

Coronavirus, è morto il professore di geriatria Carlo Vergani

Il medico, 81 anni, era entrato i primi di aprile per un intervento al Policlinico di San Donato dove ha preso il Covid

Il professor Carlo Vergani

Carate Brianza (Monza Brianza), 23 aprile 2020 -  «La vecchiaia non è una sfortuna, ma un traguardo". E' morto  il professor Carlo Vergani che ha dedicato la vita alla geriatria. Era nato a Carate Brianza il 25 aprile 1938, sabato avrebbe compiuto 82 anni. È morto ieri alle 8, al Policlinico di San Donato Milanese, dove era stato ricoverato per un intervento chirurgico e dove invece si è ammalato di coronavirus. Il suo fisico non ce l’ha fatta. Lascia la moglie Isa, cinque figli e dieci nipoti.

Dopo la laurea in medicina con specializzazione in Cardiologia diventa subito uno dei discepoli di uno dei più noti internisti di Milano: il professor Nicola Dioguardi, uno dei grandi del Policlinico di via Pace. Scienziato e con una grande passione per la cultura anglosassone, mentre in Italia infuria il ‘68, vince una borsa di studio della Nato e vola a San Francisco dove lavora per due anni al locale ospedale della organizzazione transatlantica. Con lui studiano altri ragazzi d’oro della medicina italiana, come Umberto Scapagnini, che poi diventerà medico di Silvio Berlusconi e sindaco di Catania e Francesco De Lorenzo, che sarà poi ministro della Sanità. Degli Usa porterà il ricordo del cuore, per la sua grandezza e il suo pragmatismo. Tutti lo pensano con simpatia nel suo ricorrere a termini inglesi. Da grande scienziato ha scoperto una malattia rara nell’ambito del metabolismo genetico, nota col suo nome, "Vergani disease". Il professore ha girato tutto il mondo per parlare, correntemente in inglese, a congressi dove era ospite. Nel 1987 fonda la Scuola di specializzazione in Geriatria all’Università degli Studi di Milano. E’ stato il primo a fare una scelta del genere. "Prima in tutta Milano non esisteva lo specialista degli anziani. Ora un medico poteva diventare, non solo cardiologo, pneumologo, ortopedico eccetera, poteva diventare geriatra - spiega il figlio Ernesto, giornalista - Per lui il lavoro e l’ospedale erano (quasi) tutto. Uomo di grande cultura aveva tanti pazienti imprenditori e tramite donazioni di privati ha provveduto alla ristrutturazione della Divisione di Geriatria (Ambulatori e Day Hospital) del Policlinico di Milano, uno dei più avanzati nel genere di tutta Italia. Tutto donato a un ospedale pubblico".

Milano non ha dimenticato e lo ha insignito nel 2017 dell’Ambrogino d’oro. Vergani ha avuto un merito grandissimo, quello di interpretare la vecchiaia come un traguardo. "Quella di papà - afferma Ernesto - è stata una visione geniale: prima di lui si guardava agli anziani come a delle persone sfortunate, che ormai fuori dai giochi, con lui la grande rivoluzione copernicana: la vecchiaia è un traguardo. Un traguardo che va raggiunto con corretti comportamenti di vita. Chi diventa anziano deve essere orgoglioso. Poi in tanti lo hanno imitato e continuano a farlo". Su questo argomento scrisse un libro: "La nuova longevità", che divenne Oscar Mondadori. Fu ospitato su tutte le maggiori nazionali (da Maurizio Costanzo a Gad Lerner ai tanti tg) tanto da raggiungere una fama nazionale. «Forse un prof più noto di lui - dice Ernesto - è stato il suo amico Umberto Veronesi e io lo prendevo in giro… “che sfortuna sono solo il figlio del prof Vergani“. Il suo libro fu recensito, tra gli altri, da Umberto Galimberti e da Giovanni Raboni. "Raboni - continua il figlio - diede la definizione più bella e immortale di papà: medico, scienziato e umanista nel senso migliore del termine". Ultima sua opera: "Non ho l’età", scritto col vicedirettore del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi. Il prof. amava tornare nella sua casa di Carate, nel suo giardino con la moglie Isa ("delizia del mio giardino") dove pranzava coi figli e i nipoti e venivano a trovarlo amici e intellettuali: Giuseppe ("Peppo") Pontiggia con la moglie Lucia e il figlio Andrea, Maurizio e Valeria Cucchi, Stefano Colonna, Piero Bertolucci e tanti altri. "Una sera - conclude Ernesto - venne a cena anche il grandissimo Mario Monicelli. Grazie papà!".