REDAZIONE MONZA BRIANZA

Coronavirus, l’importanza del fattore tempo: "Fondamentale intervenire subito"

Pierluigi Cambini, 40 anni sul campo: i medici di famiglia possono agire presto a domicilio, evitando la diffusione del contagio

"In questa pandemia il ruolo dei medici di famiglia è stato fondamentale. Molte persone si sono salvate grazie al nostro tempestivo intervento. Se dovesse ritornare la seconda ondata è fondamentale partire subito attrezzati". Pierluigi Cambini, 66 anni, da 40 medico di medicina generale, per tre mesi ha lavorato senza sosta, andando a domicilio dai suoi malati.

Grazie a una rete di solidarietà attivata dai pazienti stessi è riuscito a reperire i dispositivi di protezione che erano introvabili. "Per fortuna non conto vittime tra i miei malati. Anche il paziente di 95 anni con varie patologie pregresse ha sconfitto il Covid". Per Cambini l’intervento tempestivo del medico della mutua ha evitato a molti di finire in Rianimazione. "Da quanto abbiamo capito dalle poche autopsie eseguite, il Coronavirus è un’infiammazione generalizzata - spiega -. Parte in sordina e diventa velocemente aggressiva. Se la si cura nella fase iniziale abbiamo visto che è poco più di un’influenza, ma se si aspetta che si manifesti in tutta la sua potenza non c’è più farmaco che tenga". Ma se dovesse ritornare la pandemia siete pronti ad affrontarla? "Sì, se facciamo tesoro dell’esperienza del medico di famiglia vissuta durante la prima ondata. Noi possiamo agire tempestivamente e a domicilio, evitando che il malato esca e diffonda la malattia. Conosciamo le sue patologie pregresse e non abbiamo bisogno di sottoporlo ad ulteriori esami prima di somministragli alcuni farmaci che, in certi casi, potrebbero anche rivelarsi pericolosi". Il tempo è l’arma fondamentale. "All’inizio di marzo al Policlinico di Pavia è stato redatto un protocollo vincente. La somministrazione di cortisone e Flaquenil nella fase iniziale sono in grado di spegnere l’infiammazione". Cambini, però, sottolinea l’importanza di mettere il professionista nelle condizioni di intervenire velocemente. "Soprattutto all’inizio non è stato così. Anche per noi non era facile reperire i dpi. Se non siamo adeguatamente protetti rischiamo di ammalarci e di espandere il contagio". Eppure che qualche cosa non andasse i medici lo avevano capito ben prima di febbraio. "Tra novembre e dicembre ci siamo imbattuti in tracheiti anomale, e forme influenzali ben più pesanti e aggressive rispetto a quelle degli anni precedenti. È stato proprio il nostro intervento tempestivo che ha evitato che l’epidemia scoppiasse prima". Quando poi è scoppiato il caos anche per loro è stato difficile. "Anche in caso di sospetto non potevamo mandare il paziente in ospedale a sottoporsi alla lastra. Ma il saturimetro non mente. A quel punto, anche da casa e senza la lastra, si iniziava la terapia".

Sono stati mesi intensi. "Non c’erano sabato e domenica, con la paura di ammalarsi. I miei malati di età compresa tra i 18 e i 95 anni sono tutti guariti. Grazie anche alle preghiere che ogni giorno prima di andare al lavoro recitavo alla Madonna delle Grazie". Cambini dopo una vita dedicata alla medicina di base spera che il ruolo del medico di famiglia venga rivalutato. "La nostra è una figura discriminata rispetto a quella dei colleghi ospedalieri. A noi non spetta neppure il Tfr".

B.Ap.