STEFANIA TOTARO
Cronaca

Coltellate per l’affitto a Desio: “Johnatan parzialmente incapace”

La perizia sull’inquilino che uccise il padrone di casa dopo una lite. Emerge la seminfermità mentale di Johnatan Fals Reyes per abuso di droga

Il delitto era avvenuto nella vecchia casa di corte di via Matteotti 33 a Desio

Il delitto era avvenuto nella vecchia casa di corte di via Matteotti 33 a Desio

Desio (Monza e Brianza) – Era parzialmente incapace di intendere e di volere quando ha ucciso a coltellate, dopo averlo buttato a terra sul ballatoio a suon di calci, Iulian Avadani, il romeno 48enne che gli aveva affittato una stanza in una casa di ringhiera in pieno centro a Desio. La seminfermità mentale (e non lo stato di totale capacità erroneamente appreso e riportato nell’articolo del 19 ottobre scorso) è emersa dalla perizia psichiatrica disposta dalla Corte di Assise di Monza su Johnatan Fals Reyes, il cubano di 30 anni fermato nel giugno dell’anno scorso dai carabinieri subito dopo l’aggressione mortale e ancora detenuto in carcere.

L’imputato di omicidio volontario aggravato era già stato sottoposto a una perizia psichiatrica in incidente probatorio in sede di udienza preliminare che aveva portato alla conclusione che l’imputato era sano di mente ma il suo difensore, l’avvocato Pierpaolo Cassarà, ha presentato la nuova richiesta di perizia psichiatrica davanti ai giudici di Assise sostenendo che l’imputato “è stato dichiarato sano di mente nonostante il suo comportamento degenerato dall’assunzione di droghe, ma una analoga valutazione nel carcere dove è detenuto lo ritiene sofferente di manie di persecuzione”.

Circostanze affiorate nella nuova perizia psichiatrica, in cui il 30enne è stato ritenuto parzialmente incapace di intendere e di volere “con volontà grandemente scemata” anche al momento del contestato omicidio e socialmente pericoloso. Quindi per il 30enne si apre ora la strada a uno ‘sconto’ sull’eventuale condanna e al ricovero in una struttura psichiatrica giudiziaria. Al processo si sono costituiti parti civili i familiari della vittima. Iulian Avadani viveva con la compagna. Se la cavava con lavoretti da operaio e muratore. Ma arrotondava, a quanto pare, anche con affitti in nero della vecchia casa di corte di via Matteotti 33. Proprio il posto letto il movente del litigio scattato di domenica mattina presto, sfociato poi nella raffica di fendenti. Il 29enne cubano lavorava nei locali serali ed era già stato denunciato per la detenzione di armi bianche. A telefonare al 112 la mattina dell’omicidio, allertati dalle urla, alcuni vicini di casa. Nel frattempo il 30enne aveva tentato di disfarsi degli abiti sporchi di sangue e dell’arma del delitto in un cassonetto.