Ruote pagate e mai arrivate. Volvo fa causa alla Gianetti

Multati due tir inviati a recuperare il materiale nonostante la fabbrica sia off limits. Una delegazione di operai dal ministro del Lavoro: il nostro tempo sta scadendo

Una manifestazione dei dipendenti della Gianetti

Una manifestazione dei dipendenti della Gianetti

Ceriano Laghetto (Monza e Brianza) - I tir della Volvo ignorano l’ordinanza del Comune che impedisce ai mezzi pesanti di avvicinarsi ai cancelli della Gianetti. Un provvedimento che ha lo scopo di proteggere macchinari e presidio. Ma ieri mattina due bisonti della casa automobilistica svedese si sono presentati in via agli Stabilimenti per prendersi ciò che è loro: l’ultima fornitura di ruote "già pagata e mai consegnata", dicono i sindacalisti che assistono alla scena insieme agli operai.

La polizia locale non fa sconti e gli agenti staccano le multe, una per camion. La legge non ammette eccezioni, "anche se stavolta a farne le spese sono i clienti che vorremmo tenerci stretti", dice Francesco Caruso, segretario della Uilm-Uil Milano Monza Brianza.

Clienti passati alle vie di fatto dopo aver trascinato in tribunale la proprietà, il fondo Quantum, inadempiente. "Non ha evaso l’ultimo ordine e sulle linee i loro mezzi aspettano", aggiunge il segretario. Sempre più preoccupato come il collega Pietro Occhiuto alla testa della Fiom provinciale per la "brutta piega" che sta prendendo la vertenza. Fa paura solo pronunciare la parola che da giorni avvelena le notti del presidio: "Stallo". "Le istituzioni ci hanno lasciati soli – denuncia Caruso –, fra due settimane la procedura scade e 152 lavoratori e le loro famiglie si ritroveranno letteralmente in mezzo alla strada. Eppure, il governo è assente. A inizio agosto, dopo il primo incontro, il Mise ci aveva garantito una seconda convocazione ‘ad horas’. Cioè, a stretto giro. Ma non è successo niente di tutto questo e la pazienza è al limite". Mercoledì una delegazione è saltata in macchina a Ceriano per raggiungere Lodi e incontrate il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Cinque minuti di colloquio alla Festa dell’Unità finito con "l’impegno a sollecitare i colleghi". "Vedremo se alle parole seguiranno fatti, o se siamo di fronte a all’ennesima passerella".

Le richieste sono sempre le stesse di un mese fa: "Ritirare i licenziamenti e ricorrere alle 13 settimane di cassa integrazione in attesa che il ministero verifichi la possibilità che subentri un acquirente e costruisca le condizioni per un’operazione di successo – ricorda Occhiuto –. Le bocce però sono ferme". Il tempo stringe. Il 9 settembre c’è la seconda udienza del processo per attività anti-sindacale contro la proprietà, "ma senza accordo si arriverà a sentenza", ricordano i metalmeccanici che temono di veder sfumare il piano di recupero. "E pensare che Roma aveva promesso una stretta sulle multinazionali proprio a partire da quel che è successo qui. Se questa è la volontà con cui perseguono l’obiettivo…". Sullo sfondo restano posizioni sideralmente opposte. L’azienda non ha ancora fatto quel passo indietro che potrebbe spianare la strada alla soluzione e che tutti le hanno chiesto: Regione, Provincia, Palazzo Chigi. "Ma era un secolo fa".