
La Procura di Monza chiede 4 anni di reclusione e la confisca dell’eventuale maltolto per il maresciallo in pensione dell’Arma Pasquale Santise. Chieste anche altre cinque condanne e un’assoluzione. Questo l’esito della requisitoria della pm Franca Macchia al processo davanti alla giudice del Tribunale di Monza Angela Colella che vede Pasquale Santise e altre 6 persone imputati a vario titolo per truffa, appropriazione indebita, falso ed evasione fiscale.
Secondo l’accusa il sottufficiale residente a Monza, che era luogotenente di polizia giudiziaria alla Procura di Milano, in qualità di legale rappresentante del Consorzio di società cooperative di edilizia convenzionata, avrebbe firmato nel 2007 una scrittura privata che riconosceva 1,4 milioni di euro a presunti titolari di diritti di prelazione sui terreni, anche ai danni dei soci della cooperativa edilizia di Lissone, molti dei quali appartenenti all’Arma dei carabinieri e ora costituiti parti civili al processo. Santise è anche imputato di essersi appropriato di ingenti somme "prelevate dalle casse del Consorzio" destinandole "a fini personali" come "rimborsi spese a favore di se stesso non spettanti poichè relative a trasferte effettuate in qualità di ispettore dell’Arma dei carabinieri con incarico sindacale" o "sostenute per vacanze private". E di presunte false fatturazioni ai fini dell’evasione delle imposte. Accuse in parte destinate alla prescrizione perchè ormai risalenti nel tempo.
La pm ha chiesto ieri la condanna (senza concessione delle attenuanti generiche) a 4 anni per Pasquale Santise. Quella a 9 mesi di reclusione ciascuno per truffa per il maresciallo in pensione ed ex comandante della stazione dei carabinieri di Lissone Vincenzo Francesco Murgia, l’architetto Egidio Porta e il costruttore Bruno Valsecchi. La condanna rispettivamente a 1 anno con la pena sospesa per frode fiscale e a 10 mesi per false fatturazioni è stata chiesta invece per due compaesani di Belvedere Marittimo in provincia di Cosenza di Scalise, Mauro Fiorillo e Francesco Trieste (cognato del maresciallo) e l’assoluzione infine per un altro compaesano amico d’infanzia, Francesco Carrozzino, imputato di false fatturazioni (in gran parte prescritte). Accuse tutte negate dagli imputati. Primo tra tutti lo stesso Santise.
"Ho accettato l’incarico di gestire le cooperative senza ricevere alcun compenso e ora mi ritrovo in questa spiacevole situazione", ha dichiarato il maresciallo in pensione al processo. La difesa di parte civile ha invece chiesto la restituzione del maltolto come danno patrimoniale e un danno morale di 10 mila euro per ogni socio della cooperativa edilizia lissonese, somme da quantificare con una causa civile, ma con la richiesta di prevedere una provvisionale complessiva di 350 mila euro immediatamente esecutiva, magari subordinata alla concessione della sospensione condizionale della pena. Prossimo passo la sentenza della giudice.
Stefania Totaro