Monza, l’urlo di Morgan: "Salvate casa mia"

Il musicista dopo lo sfratto fa ricorso in Tribunale, scrive al ministro e lancia una petizione

Morgan

Morgan

Monza, 7 agosto 2019 - "Non possono trattare i beni di Morgan come se fosse ciarpame. Stamattina ho contestato questo fatto al giudice. Bisogna rifare tutto da capo, facendo l’inventario". Così ha detto ieri all’Adnkronos il legale di Morgan, Biagio Riccio, in merito all’udienza presso il tribunale di Monza relativa allo sloggio di Marco Castoldi, in arte Morgan, dalla sua abitazione di via Adamello a Monza.

Una querelle che dura da mesi, da quando il Tribunale fallimentare, sulla scorta di un consistente debito con il Fisco accumulato dal musicista e degli alimenti non pagati alle sue due figlie avute dall’attrice Asia Argento e dalla cantante di X Factor Jessica Mazzoli aveva messo all’asta la sua abitazione. nCasa che nel frattempo è già stata venduta, ma che per il momento Morgan si rifiuta (virtualmente) di lasciare. Appellandosi nelle ultime ore anche al ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli, al quale ha scritto una lunga lettera veicolata attraverso i social.

Intanto ieri, come si diceva, era in programma l’ultima udienza sul caso. "L’udienza - ha spiegato Riccio - verteva su questo, e cioè su una contestazione che Morgan ha fatto al custode del tribunale di Monza. Il custode deve fare un inventario, quello che sta nella casa di Morgan non è ciarpame, ci sono abiti di Cavalli, di Armani, ci sono cimeli di John Lennon eccetera... Il custode invece ha preso tutte le sue cose, le ha impacchettate in scatoloni come se fosse ciarpame, senza aver debitamente fatto l’inventario necessario per legge ed attività propedeutica alla sua funzione. Il giudice mi ha ascoltato, ha verbalizzato, e ancora non ha sciolto la riservata. Siamo fiduciosi nell’interesse di tutti. Nel materiale messo alla rinfusa in questi scatoloni - tiene a sottolineare il legale di Morgan - c’è anche roba di terzi: per esempio dei Bluvertigo (il vecchio gruppo musicale in cui militava Morgan, ndr) che hanno tutti gli spartiti e il materiale della Sony che sta lì come pure della mamma di Morgan che è proprietaria di strumenti musicali che ha donato al figlio. Ora attendiamo la decisione del giudice che può arrivare tempestivamente", ha concluso.

Staremo a vedere. Intanto Marco Castoldi ha lanciato nel pomeriggio di ieri una petizione on line su change.org per “bloccare l’esecuzione e restituire la casa a Morgan”. In poche ore, ha raccolto oltre 300 firme. "Sto chiedendo un intervento concreto e rapido da parte del Suo Ministero - si legge nell’appello -, per poter salvare un luogo che altrimenti verrà smantellato, il cui contenuto andrà disgregato e magari anche macerato. Quel che sto affermando in questo mio lavoro documentario è che perdendo la casa si perdono 3 entità: il futuro museo; l’artista attuale e funzionale nelle sue modalità non ricreabili altrove (con conseguente rottura della catena produttiva connessa); l’opera (presente e futura). Solo un’iniziativa da parte Sua potrebbe bloccare l’esecuzione e restituirmi ciò che mi permette di funzionare, di lavorare di produrre, e mantenere nell’equilibrio estetico e poetico ciò che è stato il mio lavoro di ingegno e artigianato domestico, costruito con le mie mani di musicista-falegname. Le chiedo di trovare il modo di restituire la casa e il laboratorio (quindi la vita e l’opera) ad un artista vivo, non di dichiarare patrimonio artistico il luogo di chi è morto...".

Un testo lungo, complesso e a tratti un po’ arzigogolato, nel quale il musicista ed ex giudice di X Factor si chiede, fra le altre cose, "perché radere al suolo un luogo così intriso di arte e così curato?". Ieri Morgan aveva anche deciso di far sapere, sempre attraverso l’Adnkronos, che un gruppo di cittadini monzesi "cercano da dieci giorni di far pubblicare una loro lettera alla stampa locale incontrando grande ostilità da parte loro. Così sconsolati mi hanno contattato e gli promesso di renderla pubblica prima dell’udienza, perché gli sono profondamente riconoscente". Una lettera che sarebbe stata inviata a chi si è aggiudicato all’asta la casa di Marco Castoldi, ma della quale - a dire il vero - nessun giornale è stato mai a conoscenza. Ne riportiamo l’inizio: "Gentile signore, Lei non ci conosce e noi non sappiamo nulla di lei. Quello che conosciamo è la conseguenza di una serie di azioni anche sue che ci trova emotivamente coinvolti e ci ha portato ad incrociare le nostre strade. Si starà chiedendo il perché di questo nostro scritto, che cosa vogliamo da lei. Noi vorremmo indurla a riflettere, a cambiare il suo punto di vista, a vedere questa questione anche con il cuore, e capire che questa situazione complicata provoca disagio ad entrambi, sia a lei che a Morgan. Possiamo intuire che lei non ha nessuna responsabilità, che la vicenda le è quasi scoppiata in mano, ma lei deve capire che sta provocando devastazione e sofferenza... Non sarebbe più proficuo per tutti riconsiderare le sue posizioni e ripensare ad un accordo con Morgan stesso?".