Caro bollette e lavoro Sale la preoccupazione

Per ora solo un’impresa di ceramica e vetro ha chiesto la cassa integrazione . Ma i sindacati stanno avviando tavoli di confronto: "Occorre intervenire"

Migration

di Martino Agostoni

La crisi energetica e il caro bollette colpiscono il tessuto industriale brianzolo e, subito, ci sono ricadute sull’occupazione. Sale la preoccupazione per i lavoratori in Brianza dei settori maggiormente esposti ai consumi di energia e se, per ora, la richiesta di ricorrere alla cassa integrazione come “impresa energivora” è stata avanzata solo dal comparto della ceramica e del vetro, sono però stati aperti i tavoli di confronto sindacale per iniziare ad affrontare una crisi attesa nei prossimi mesi nei settori della metalmeccanica, dell’industria cartiera, dell’edilizia, del legno, e della ristorazione. È la Cgil Monza e Brianza a sollevare la questione denunciando che, nelle prossime settimane, le imprese potranno essere costrette a chiedere la cassa integrazione innescando così un cortocircuito per cui a pagare un costo ancora più caro sarebbero i lavoratori, le cui famiglie sarebbero costrette a far fronte all’aumento dei prezzi con i salari ridotti. "Occorre intervenire immediatamente con misure a sostegno delle famiglie per garantire che i rincari previsti non impattino sul salario e le pensioni, tutelando il potere di acquisto i lavoratori e pensionati - spiega Angela Mondellini, segretaria generale della Cgil Monza Brianza -. È necessaria un’iniziativa del Governo per far fronte al più presto a possibili stop della produzione determinati dai rincari energetici, senza smettere di insistere nella direzione di una maggiore autosufficienza energetica del nostro Paese e per la produzione di energia pulita". Nel dettaglio dei settori maggiormente esposti, il più grande e diffuso in Brianza è quello della metalmeccanica dove, segnala Cgil attraverso la Fiom, per ora non sono partite richieste di cassa integrazione ma diverse aziende stanno chiedendo incontri alle parti sociali per iniziare ad affrontare il tema. Le prime ad attivarsi sono le imprese con grandi forni come quelle siderurgiche e di lavorazione dei metalli. Il comparto ceramica e vetro ha invece avuto subito ripercussioni tanto che già a giungo una realtà come Ipa Porcellane aveva chiesto di usufruire della cassa integrazione e a breve i sindacati, tra cui la Filctem Cgil, dovrebbero avere un nuovo incontro con la proprietà per affrontare la crisi. La Slc Cgil di Monza e Brianza ha aperto il confronto con le cartiere del territorio per valutare l’attivazione degli ammortizzatori sociali: per ora, la situazione è stata tamponata chiedendo ai lavoratori di utilizzare le ferie accumulate come all’International Paper di Bellusco, ma quando gli istituti saranno terminati, se il costo dell’energia rimane così alto, non ci sarà alternativa alla cassa integrazione. La Cartonstrong di Monza ha per esempio ritardato l’avvio della produzione, ma nelle altre cartiere del gruppo (a Mantova e a Villa Lagarina in provincia di Trento) la cassa è già stata attivata. C’è grande preoccupazione anche per le imprese che producono pannelli di legno truciolare nobilitato oppure materiale bituminoso, tutte situazioni seguite da Fillea Cgil che con le associazioni datoriali, in alcuni casi, stanno chiedendo di ritoccare al rialzo i capitolati degli appalti pubblici. Nella ristorazione le maggiori difficoltà stanno riguardando le mense per via dell’aumento dei costi delle materie prime e la Filcams Cgil sta monitorando le situazioni più a rischio. "Non possiamo aspettare il nuovo Governo, occorre prendere subito delle iniziative", conclude la segretaria generale della Cgil in Brianza.