
Il 'Camp di cent pertigh' è un’icona della cucina made in Brianza
Carate Brianza (Monza Brianza), 12 aprile 2020 - Einstein sosteneva che "non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno di noi". Ecco, appunto. E "noi con le mani in mano proprio non sappiamo stare. Uno dei nostri dipendenti nei giorni scorsi ci ha chiesto se poteva venire almeno a tagliare il prato pur di fare qualcosa".
Ma Lorella Damiani , che guida il “Camp di cent pertigh“, la "padrona di casa" in questo luogo iconico della buona tavola brianzola, insieme al compagno Gianni ha pensato a qualcosa di più. Di diverso. Perché l’emergenza sanitaria legata al coronavirus ha fermato il Paese e chiuso la maggior parte delle attività. Anche il suo ristorante. E così "tutte le prenotazioni di maggio, tra cresime e comunioni, sono state disdette, i matrimoni spostati a data da destinarsi". Che fare, dunque? "Ci siamo detti che avremmo dovuto reinventarci e leggere la difficoltà come un’occasione. In tre giorni abbiamo deciso di aprire la strada delle consegne a domicilio". Superata la linea della burocrazia, hanno attivato sul proprio sito internet (ww.campdicentpertigh.it ) un’area dedicata al menù che "inevitabilmente abbiamo dovuto rivedere, prodotti alternativi per il servizio a domicilio". Che, sia chiaro, "gestiamo noi fino alla casa del cliente. E anche per questo, per noi, è una sfida ancor più importante".
Saranno pienamente operativi dalla prossima settimana, ma Pasqua e Pasquetta saranno il battesimo del fuoco. "Non potendovi accogliere a casa nostra, veniamo direttamente noi da voi", lo slogan di Lorella. Mancherà "solo" la magia del grande casolare incastonato in quelle cento pertiche di altopiano agricolo appena al di là del ponte sul Lambro, dove la strada di Carate Brianza si allunga fino a Besana, le tracce di quello che nel Seicento era un convento, i segni di una proprietà tardiva di una nobildonna brianzola, poi le rughe di un maniero rurale lasciato per troppo tempo senza attenzioni fino alla "resurrezione" di fine anni Novanta. "Ma credo che ci sia bisogno di poter affogare i pensieri cupi di questo periodo in un buon piatto e in qualche bottiglia che vale la pena di aprire". E, parola di Lorella, "se lo meritano innanzitutto le persone che sono in prima linea in questa emergenza. Per questo abbiamo deciso di donare il pranzo di Pasqua a chi sarà in servizio invece che in famiglia. Il sindaco Luca Veggian ci ha messo a disposizione i volontari della protezione civile che porteranno i pranzi a 40 medici e infermieri dell’ospedale di Carate, ai carabinieri della Stazione, ai vigili del fuoco. Il pranzo sarà anche per loro".
Una sessantina di menù. La brigata del Camp ha iniziato a stegamare fin dalla mattina di ieri per essere puntuali con le consegne che verranno effettuate questa mattina, "e speriamo che sia una giornata davvero di resurrezione. Noi, nel nostro piccolo, ce la stiamo mettendo tutta". Perché con gli incassi zero non puoi aspettare che passi senza far nulla. Al Camp lavorano molte persone tra cuochi e il personale di sala e delle pulizie. "Persone che hanno alle spalle mogli e figli, e noi ci sentiamo una grande responsabilità nei loro confronti. E poi ci sono i fornitori, ma siamo stati chiari fin da subito: le scadenze con loro le onoriamo, non puoi prendere la chiusura come una scusa per non pagarli", la linea di Lorella. Parole che hanno il sapore della saggezza antica. Una lezione di amore per la professione. E sana ostinazione: "Non dobbiamo restare in panchina. Certo, le regole del gioco sono cambiate, ma la partita non la molliamo".