
Un cappotto per i senzatetto, Monza
Monza, 17 gennaio 2017 - «Ti serve un cappotto? Prendilo. Vuoi aiutare? Lasciane uno». Questo il cartello dalla semplicità disarmante attaccato con lo spago all’appendiabiti fuori dalla Libreria Duomo di piazza Carrobiolo che per prima ha aderito alla proposta dell’associazione «Salvagente», per dare risposta ai senza tetto che dormono in strada, ma che non chiedono aiuto agli enti caritativi. Tutti abbiamo armadi straripanti di giacche e cappotti ben tenuti, ma che non usiamo da anni. Si possono portare in piazza Carrobiolo e lasciarli sull’appendino per chi ne ha bisogno. «L’idea è partita anni fa negli Stati Uniti - racconta Mirko Damasco di Mirko Damasco (già presidente di Croce Rossa Monza) - e noi ne siamo venuti a conoscenza tramite il web. Ci siamo meravigliati di non averci pensato prima e così, tramite i social network, abbiamo lanciato la proposta alla città, chiedendo la disponibilità dei negozianti».
Infatti il servizio è semplicissimo ed è attivo 24 ore al giorno, ma la scelta di collegarlo a qualche negozio crea un minimo di controllo: quando l’appendiabiti è pieno il gestore ritira i capi in eccesso e li aggiunge quando si svuota. Partito sabato scorso il servizio è piaciuto ai bisognosi della città che, approfittando delle ombre della sera vanno a prendersi un cappotto. Quindi per ora non ci sono giacenze. Infatti, quando «la city» monzese si svuota diventa la terra di un sottobosco di diseredati che cercano riparo, alcuni dei quali non si fanno avvicinare. Per loro un cappotto caldo può salvare la vita. Il sogno, come spiega Damasco è di ampliare il più possibile quest’usanza virtuosa, stimolando la solidarietà. Per questo gli organizzatori di «Salvagente» sperano di poter allargare l’iniziativa ai commercianti di tutti i quartieri, anche di quelli periferici.
L’idea è nata fra Saint Louis, New York e Londra, dove il gelo arriva direttamente dal Polo nord, senza montagne che fanno da protezione. «...need a coat? Take one. Want to help? take one è diventato virale sul web. Anche a Teheran in alcune zone della città si trovavano ganci con attaccati scarpe e cappotti. Tanti i commenti sui social, fra chi plaude l’iniziativa e chi teme che gli indumenti vadano in mani sbagliate e che qualcuno se ne approfitti. Vale la pena di tentare. L’associazione «Salvagente», nata cira 3 anni fa conta ora 4 sedi tra Monza, Rimini, Bergamo e Bologna<WC> e<WC1> una quarantina di soci e percorre due filoni operativi. Il primo è quello della formazione e primo soccorso pediatrico e il secondo l’attività sociale a servizio dei più bisognosi.