BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Mazzette sui dentisti, Spata: accuse assurde dalla Canegrati

L'ex dg di Vimercate e Monza: lady dentiera mantenne i miei figli? Fandonie

Giuseppe Spata

Monza, 18 febbraio 2016 - "La gara del 2004 Ineccepibile". "I miei figli? Non li ha mantenuti certo Maria Paola Canegrati". "Non ho mai favorito nessuno, lei compresa". Giuseppe Spata, oggi direttore generale di Multimedica, è il padre dell’odontoiatria pubblica, finita nella bufera sotto i colpi dell’inchiesta Smile della Procura di Monza. Un giro d’affari dubbi da 400 milioni. Era il 1999 quando il poliedrico general manager assunse la guida della neonata Azienda ospedaliera di Vimercate, che eccettuata Monza, sommava altri sei presidi, da Sesto a Desio, dopo la cancellazione delle Ussl. Psicologo, già educatore del carcere minorile Beccaria, assessore ai Servizi sociali di Corsico e un cambio di casacca all’attivo, dal Pci a Forza Italia, nel frattempo col vento in poppa, decise subito che ora di «dare ai pazienti otturazioni e protesi a prezzi calmierati». «Credo di essere l’uomo più odiato dai dentisti italiani», dice prima di entrare nel vivo. È così che conosce l’outsider Maria Paola Canegrati, al centro dell’indagine, esclusa al primo giro, quando l’Azienda inaugura le poltrone di Vaprio e Carate fra il ‘99 e il 2000. Miss 400 milioni uscita dalla porta, rientra dalla finestra quattro anni più tardi. La società antesignana, «un consorzio di dentisti che avevano colto l’opportunità al volo», ricorda il direttore, fallisce, e la Canegrati estende la sua offerta alle poltrone rimaste scoperte, aggiungendo a Vimercate, Seregno, Desio, Sesto. È l’inizio della scalata che la porterà a costruire un impero. «Ottenni il 25% del fatturato per l’Azienda. Tutto regolarissimo. Quando ho lasciato nel 2007 (per assumere la direzione del San Gerardo) a bilancio c’erano 5 milioni di euro in arrivo dall’odontoiatria esternalizzata».  La favorì?

«Non scherziamo, non mi sono mai sognato di fare niente del genere». Eppure la Canegrati racconta di aver mantenuto i suoi figli. «Mi disse, peraltro senza alcun bisogno, aveva già vinto, che aveva posti nei consigli di amministrazione delle sue società e che le avrebbe fatto piacere metterci i miei figli, o parenti, piuttosto che estranei. Non le lasciai neanche finire la frase: "La ringrazio dottoressa, ma non vada oltre", e chiusi la pratica per sempre". "Quanto ai ragazzi, oggi uomini fatti, si dedicano a tutt’altro. «Uno era agente immobiliare e ha lasciato sotto i colpi della crisi, si è comprato una tabaccheria a Bareggio; l’altro ha chiuso la piccola impresa edile, schiacciato dai ritardi nei pagamenti da parte di Comuni, (Monza e Carate) per cui aveva fatto dei lavori, sta per aprire una partita Iva e ricominciare, il terzo faceva e fa l’informatore scientifico». Spata torna sul clima di quegli anni. «Quando nacque l’idea del dentista pubblico, che fra l’altro regolò il mercato prima inaccessibile, per dare una riposta ai pazienti costretti a subire i salassi dei privati, non c’erano molti professionisti disposti a partecipare agli appalti. Il rischio, allora, era che non si presentasse nessuno. Poi le cose, evidentemente, sono cambiate. Ma io non c’entro».