
Boschi selvaggi e giardini reali "È ora di dare una mano alla natura"
di Cristina Bertolini
"Sicuramente dopo gli eventi atmosferici di questi giorni il Piano di assestamento per il governo dei boschi del Parco di Monza, che ha respiro decennale, dovrà essere rivisto, individuando interventi per i complessi boscati, garantendone la conservazione e l’incremento". Alberto Guzzi, ex funzionario del Corpo Forestale dello Stato, appassionato studioso e profondo conoscitore del Parco di Monza, non si dà pace davanti alla devastazione che la tempesta ha portato. Nei 720 ettari di Parco - di cui oltre 250 a bosco - "la quantità di spazi per la gente è molta e quindi va bene che ci siano aree selvagge".
Ma gli alberi ancora verdi che si schiantano al suolo?
"Fa parte dell’evoluzione del bosco su un terreno di origine alluvionale che non garantisce tanta presa alle radici".
Ma è più dannosa la siccità degli anni scorsi o le ripetute bombe d’acqua di queste settimane?
"A parte gli effetti meccanici di sradicamento, in generale le estati siccitose del 2021 e 2022 hanno rovinato sicuramente di più gli alberi del Parco. Danni diretti riguardano i prati dove l’erba e il terreno sono stati profondamente bruciati. Danni anche ai carpini che hanno bisogno di terreni freschi. La siccità degli ultimi anni li ha resi vulnerabili alle malattie. Rallentato anche il rigenerarsi spontaneo della farnia, specie quercina. È un problema presente nei boschi della pianura e che a Monza richiederà nuove piantumazioni".
Che progetti ci sono a breve per il Parco?
"Nei prossimi mesi partirà il lavoro di riqualificazione a cura della Facoltà di Agraria. È un progetto di restauro conservativo dell’area del Parco di Monza concessa dallo Stato all’università Statale di Milano. Partecipazione, tutela della biodiversità, ripristino conservativo paesaggistico, ricerca storica e ambientale e sostenibilità sono le parole chiave del progetto che riguarderà un’area di circa 50 ettari nella zona sud-est del Parco. Un intervento che ha ricevuto un contributo di 2 milioni di euro dai fondi del Pnrr".
Quali sono i meccanismi che permettono il rigenerarsi della flora del parco di Monza?
"La natura svolge il suo corso, certo che dove sono stati sradicati o sono ammalorati oltre il 70% degli alberi, occorrerà una massiccia messa a dimora di nuove piante perché i tempi di recupero di un parco a fruizione pubblica devono essere velocizzati rispetto ad un’area naturale solitaria dove sono rispettati i tempi della natura. In particolare, dove gli alberi sono piantati a filari o a rondò in geometrie e distanze regolari occorre proprio un massiccio intervento di ripristino delle specie".
Come è possibile riportare la flora agli splendori del passato?
"Circa 25 anni fa il Comune di Milano, comproprietario del Parco insieme a Monza, aveva redatto un censimento degli alberi e degli arbusti del Parco e dei Giardini della Villa. Da questa mappa completa si possono ripiantumare, ricreando l’assetto originale del XlX secolo. Furono registrati specie botaniche, diametri, altezze, per programmare successivi interventi di restauro".