
Più lavoratori dipendenti nel mondo della scuola, ma meno tempi indeterminati. Il quadro che emerge dall’osservatorio Inps sui dipendenti pubblici conferma, per il comparto scuola, la precarizzazione del lavoro tra le aule delle scuole di ogni ordine e grado fino alle superiori. Nel 2022, a livello lombardo, sono stati oltre 173mila i dipendenti medi che hanno lavorato nel mondo della scuola (docenti, personale tecnico, dirigenti), in leggero calo rispetto ai 174 mila del 2021, per la prima volta dopo gli ultimi anni. Se andiamo indietro nel tempo, infatti, si vede un netto aumento: nel 2014 i dipendenti della scuola a livello regionale erano poco più di 154mila.
Si vedrà se il calo che si registra tra il 2021 ed il 2022 è un caso o è strutturale, frutto del rimescolamento del mercato legato alla grande domanda di lavoro che arriva anche dal privato. Quello che sembra esser ormai consolidato è il grande aumento di contratti a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato. Per fare il confronto tra il 2014 ed il 2022, se è vero che nel complesso i lavoratori dipendenti sono aumentati di circa 20mila unità, è altrettanto vero che i contratti a tempo indeterminato sono rimasti pressoché stabili: erano 125mila 9 anni fa così come nel 2022. Quello che è ‘esploso’ è il numero di contratti a tempo determinato, passati da 29mila a quasi 49mila, segno che il fabbisogno di personale c’è, ma che le assunzioni a tempo indeterminato (il contratto ‘stabile’ per eccellenza) non tengono il passo e non si riesce a stabilizzare insegnanti e operatori scolastici come servirebbe, con le conseguenze che ne derivano in termini di copertura delle cattedre e dei servizi a studenti e famiglie. A conferma di questo trend c’è anche il numero di giornate retribuite: nel 2014 quelle a tempo determinato erano state, in Lombardia, circa 7,3 milioni, nel 2022 sono state oltre 12,6 milioni.
Federica Pacella