
di Barbara Calderola
I 10mila affezionati di Santa Giustina hanno dovuto fare a meno del palio, il Covid ha cambiato la formula della Sagra, l’edizione “zero“, in realtà la 52esima, ha sostituito i carri fiorati con le installazioni firmate dai quartieri.
Tema d’obbligo, "Ripartire con nuove relazioni", in campo i sei rioni cittadini: Camuzzago, Dante, Castello, San Martino-Garibaldi, Cantone-San Nazzaro, Bergamo.
Intermezzi musicali, artisti di strada e madonnari hanno sostituito la tradizionale sfilata che tornerà (si spera il prima possibile) solo a fine pandemia. Quest’anno, carpentieri, sarti, pittori, architetti, o, semplicemente, curiosi – il cantiere della festa – hanno realizzato opere diverse dal passato, ma ugualmente apprezzate dal pubblico, alla loro scoperta, ieri, attraverso un percorso guidato.
Così si è celebrata la patrona, martire cristiana decapitata durante le prime grandi persecuzioni. Il suo corpo è conservato nella chiesa parrocchiale di san Martino, sotto l’altare maggiore, dove riposa avvolto in una veste di raso tessuta d’oro, dopo essere stato ricomposto con un filo argentato.
La macchina della kermesse lavora per onorarne la memoria, ma anche e soprattutto per riaffermare l’identità della comunità che in questo appuntamento si riscopre più affiatata che mai. La fama dell’appuntamento, ininterrotta dal debutto nel 1955 a oggi, ha valicato presto i confini del borgo alle porte di Monza conquistando generazioni di appassionati.
Santa Giustina è stata esposta durante i giorni più duri dell’emergenza, a testimonianza del legame fra il paese e la sua protettrice. Ieri, niente processione, culmine del programma, ma solo la santa per le vie del centro senza fedeli. Ora la sagra, seppur con una formula ampiamente rivista e ridotta, ha voluto rimarcare la necessità di continuare, nel rispetto delle disposizioni anti-Covid, con gli appuntamenti che ormai da diversi anni scandiscono i ritmi della vita.