REDAZIONE MONZA BRIANZA

Barbazza, c’era una volta la F1 “ruspante”

Talento classe 1963, torna nella ’sua’ Monza dove è nato anche come pilota nelle formule minori prima di arrivare in Minardi e poi alla Indy

Ha chiuso la carriera a soli 32 anni, dopo un grave incidente in pista. Ma non ha particolari recriminazioni: piloti con risultati non eclatanti, ottenuti con vetture decisamente superiori alla sua, hanno comunque avuto una visibilità molto maggiore. E hanno pure avuto molte occasioni per mettersi in mostra. Merito anche di sponsor importanti. Fabrizio Barbazza, classe 1963, il ’suo’ sedile in Formula 1 ha invece dovuto sudarselo, al termine di una gavetta iniziata in Formula Monza sul circuito di casa.

Ha poi puntualmente ricambiato la fiducia accordata, come dimostra il suo forzatamente limitato curriculum in Formula 1: il pilota monzese, nel 1993, disputa complessivamente 8 Gran premi con la Minardi, conquistando due sesti posti, nelle gare di Donington in Inghilterra e a Imola. Allora chi si classificava in sesta posizione aveva diritto a un punto. "Se guardiamo ciò che hanno fatto i piloti monzesi – spiega Fabrizio, ormai residente a Cuba per gran parte dell’anno –, Vittorio Brambilla resta ovviamente la stella, il primo. Ma pure io, nel mio piccolo, ho raggiunto dei buoni risultati". Anche perché nel 1987, ottiene al debutto il terzo posto nella 500 Miglia di Indianapolis, non propriamente una garetta qualsiasi. Fabrizio si piazza al 12° posto nella classifica generale e ottiene il titolo di ’rookie of the year’, miglior debuttante dell’anno.

In America, del resto, Barbazza si era messo in evidenza l’anno precedente, imponendosi nel campionato di Formula 3.000 American Racing Series. Un successo che gli permise di gareggiare poi nel decisamente più prestigioso campionato Indy. La carriera del conduttore monzese, nel bene e nel male, è stata del resto strettamente legata alle gare statunitensi. Perché proprio un drammatico incidente su un circuito a stelle strisce ha messo fine alla sua esperienza automobilistica. L’episodio è datato 1° maggio 1995: Fabrizio è tornato a correre negli States: prende parte al campionato Imsa con una Ferrari 333 Sport Prototipo. La squadra si lascia alle spalle un ottimo secondo posto di classe nella 24 Ore di Daytona, tappa d’avvio della manifestazione. "Ma anche a Sebring, nella seconda gara del campionato – ricorda Fabrizio – stavamo andando bene. Per un errore ai box, però, restammo senza benzina". Sul tracciato di Road Atlanta, nella gara successiva, l’epilogo è invece ben più drammatico: la Ferrari di Fabrizio, coinvolta in un incidente, rimane in mezzo alla pista e viene centrata in pieno dalla vettura guidata da Jeremy Dale.

"Sono fatalista – ammette –, penso che il nostro destino sia già scritto. Quel giorno una macchina che andava a 260 chilometri all’ora colpì la mia vettura e sono comunque sopravvissuto. Non era il mio momento". Resta un mese in coma, poi si riprende e decide comunque di smettere con l’automobilismo sportivo. "Alla mia prima gara in Formula Monza – precisa – un concorrente mi centrò con la sua vettura in Parabolica. In pratica, segò la mia macchina in due. Come avevo inaugurato la mia carriera, così la chiusi. Decisi di smettere. Anche perché, se fossi tornato a correre, avrei fatto soffrire di nuovo i miei".