
L'autodromo di Monza
Monza, 15 ottobre 2015 - "Mi sono presentato in Procura perché ogni mio tentativo di trasparenza era ostacolato dal consiglio di amministrazione della Sias, di cui Enrico Ferrari era il deus ex machina". A parlare ieri come testimone in aula, alla ripresa del processo sulla gestione sospetta dell’autodromo, Paolo Guaitamacchi, che è stato presidente della società che controlla il circuito dal 2010 a metà 2012, quando è stato rimosso dopo aver presentato un esposto alla magistratura.
Il dibattimento vede 11 persone accusate a vario titolo di corruzione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta, peculato, falso, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni, tra cui i componenti della dirigenza della Sias azzerata dopo lo scandalo, l’ex direttore generale Enrico Ferrari e l’ex direttore tecnico Giorgio Beghella Bartoli.
"Il mandato avuto dal presidente dell’Aci Carlo Valli era controllare la gestione dell’autodromo perché a Monza era chiacchierata - ha esordito Guaitamacchi -. Mi sono quindi trovato in una situazione di imbarazzo. Subito ho scoperto che Ferrari aveva una delega con firma singola per spese fino a 200mila euro e che addirittura il presidente precedente Claudio Viganò aveva la delega fino a 1 milione di euro. Essendo la Sias una società a partecipazione pubblica mi pareva eccessivo. Lo feci presente al primo consiglio di amministrazione, dove venni accusato di offendere e delegittimare i rappresentanti". Guaitamacchi controllò poi come venivano reperiti i fornitori: «Scoprii che erano sempre gli stessi a cui venivano rinnovati gli incarichi. Ne chiesi conto a Ferrari, che mi disse che erano soddisfatti dei servizi offerti. Il collegio sindacale verificò invece che mancava una procedura di controllo su servizi e contabilità. Allora disposi che le procedure di reperimento dei fornitori avvenissero con gara di appalto, ma ci sono voluti 8 mesi prima che il Cda approvasse".
Si arriva così alla gara per la ristorazione che, secondo l’inchiesta, è stata oggetto di turbativa d’asta perché conclusa a favore della figlia dell’allora responsabile del settore sviluppo economico del Comune di Monza Giuseppina Panuccio in cambio del via al progetto del distributore di carburanti ecologici nel parco. Ha raccontato Guaitamacchi: "Arrivarono diverse offerte, poi all’ultimo momento sono spariti tutti tranne l’associazione temporanea di imprese costituita da AM Servizi e Stella Anzani. Sembrava tutto in regola, ma poi ho saputo che la DuePi aveva preso accordi con la Anzani per la cessione del ramo d’azienda e solo se si fossero aggiudicati la gara di appalto. Sapevo che la DuePi era di fatto gestita dalla Panuccio anche se figurava come titolare sua figlia. Non mi sembrava corretto".