STEFANIA TOTARO
Cronaca

Diego Barba assolto dopo aver passato sei anni in carcere. Ora chiede 670mila euro ma la Procura si oppone: ecco perché

Omicidio Vivacqua, il 56enne Barba era considerato il mandante ma è stato assolto insieme a Santino La Rocca

Paolo Vivacqua rottamaio siciliano trapiantato in Brianza fu ammazzato il 14 novembre 2011 con 7 colpi di pistola in ufficio a Desio

Paolo Vivacqua rottamaio siciliano trapiantato in Brianza fu ammazzato il 14 novembre 2011 con 7 colpi di pistola in ufficio a Desio

Monza – Più di 670mila euro di danni per essere stato 2.041 giorni in carcere, altri 321 dietro le sbarre prima di venire rilasciato per scadenza dei termini di custodia cautelare e altri 213 di obbligo di firma e divieto di ingresso a Desio dove abitava con la famiglia, che con lui ha patito per l’infamante accusa e la sua prolungata assenza personale e lavorativa.

Ma la Procura si oppone e pure il Ministero delle Finanze che si è costituito nel procedimento. A chiedere il risarcimento alla Corte di Appello di Milano per l’ingiusta detenzione è Diego Barba, 56 anni, che ha trascorso più di sei anni in una cella con l’accusa di essere il mandante nell’omicidio di Paolo Vivacqua insieme alla moglie della vittima Germania Biondo.

Il “Berlusconi di Ravanusa“, rottamaio siciliano trapiantato in Brianza, fu ammazzato il 14 novembre 2011 con 7 colpi di pistola nel suo ufficio di Desio. La storia infinita di questa vicenda giudiziaria ha avuto inizio il 2 dicembre 2015 con la sentenza della Corte di Assise di Monza che ha condannato a 23 anni di reclusione Diego Barba e Santino La Rocca, ritenuto intermediario tra il mandante e gli esecutori del delitto, Antonino Giarrana e Antonino Radaelli, condannati all’ergastolo. Solo dopo 10 anni e mezzo dal fatto la Corte di Cassazione ha messo la parola fine a 6 anni di processi dichiarando inammissibile il ricorso della Procura generale di Milano, che avrebbe voluto far scattare il settimo giudizio sulla vicenda, il terzo davanti ai giudici supremi e invece ha fatto diventare definitiva la sentenza di assoluzione per Barba e La Rocca. Quest’ultimo ha ottenuto un risarcimento dei danni per ingiusta detenzione di 241mila euro, la metà del massimo previsto per legge. Ora c’è stata la discussione del procedimento davanti alla quinta sezione penale della Corte di Appello di Milano, dove gli avvocati di Barba, Manuela Cacciuttolo e Gianluca Orlando, hanno ribadito le ragioni della richiesta di risarcimento. Mentre la Procura generale di Milano ha chiesto di non concedere al 56enne alcuna somma per non avere accettato di farsi interrogare al processo, evitando quindi di chiarire compiutamente la sua posizione.