STEFANIA TOTARO
Cronaca

Diego Barba, 6 anni in carcere come mandante dell'omicidio Vivacqua e poi assolto: battaglia su risarcimento

Desio, chiede per ingiusta detenzione danni per oltre 670mila euro ma si oppongono la Procura e il Ministero delle Finanze

Il luogo dell'omicidio di Paolo Vivacqua (Brianza)

Il luogo dell'omicidio di Paolo Vivacqua (Brianza)

Desio (Monza Brianza), 29 Maggio 2025 - Chiede un risarcimento per ingiusta detenzione lamentando danni per oltre 670mila euro  per essere stato 2041 giorni in carcere, altri 321 dietro le sbarre prima di venire rilasciato per scadenza dei termini di custodia cautelare e altri 213 di obbligo di firma e divieto di ingresso a Desio dove abitava con la famiglia, che con lui ha patito per l'infamante accusa e la sua prolungata assenza personale e lavorativa. Ma la Procura si oppone e pure il Ministero delle Finanze che si è costituito nel procedimento. A presentare la richiesta Diego Barba, 56 anni, che ha trascorso più di 6 anni in una cella con l’accusa di essere il mandante nell’omicidio di Paolo Vivacqua insieme alla moglie della vittima Germania Biondo.

Il “Berlusconi di Ravanusa”, rottamaio siciliano trapiantato in Brianza, fu ammazzato il 14 novembre 2011 con 7 colpi di pistola nel suo ufficio di Desio. La storia infinita di questa vicenda giudiziaria ha avuto inizio il 2 dicembre 2015 con la sentenza della Corte di Assise di Monza che ha condannato a 23 anni di reclusione Barba e Santino La Rocca, ritenuto intermediario tra il mandante e gli esecutori materiali del delitto, Antonino Giarrana e Antonino Radaelli, condannati all'ergastolo. Solo dopo 10 anni e mezzo dal fatto la Corte di Cassazione ha messo la parola fine a 6 anni di processi dichiarando inammissibile il ricorso della Procura generale di Milano, che avrebbe voluto far scattare il settimo giudizio sulla vicenda, il terzo davanti ai giudici supremi e invece ha fatto diventare definitiva la sentenza di assoluzione per Barba e La Rocca. Quest'ultimo ha ottenuto un risacimento dei danni per ingiusta detenzione di 241mila euro, la metà del massimo previsto per legge. Ora c'è stata la discussione del procedimento davanti alla quinta sezione penale della Corte di Appello di Milano, dove gli avvocati di Diego Barba, Manuela Cacciuttolo e Gianluca Orlando, hanno ribadito le ragioni della richiesta di risarcimento. Mentre la Procura generale di Milano ha chiesto di non concedere al 56enne alcuna somma per non avere accettato di farsi interrogare al processo, evitando quindi di chiarire compiutamente la sua posizione per dimostrare l'innocenza dalla grave accusa contestata. Ai giudici spetta la decisione.