
Dalla nomina, da parte del giudice tutelare del Tribunale di Monza, ad amministratore di sostegno di un anziano imprenditore, alla condanna per peculato e abuso in atti di ufficio con l’accusa di avere sperperato il patrimonio della persona che doveva salvaguardare. Sentenza ribaltata ora invece in appello, con un’assoluzione a tutto campo. Il Tribunale di Monza aveva inflitto 3 anni e 3 mesi di reclusione a un geometra 70enne di Solaro, G.M., condannato anche al risarcimento dei danni alla parte civile, M.S., 60enne di Solaro, uno dei figli della presunta vittima che nel 2016 ha presentato una querela nei confronti dell’allora amministratore di sostegno del padre, poi deceduto nel 2017. "Ho documentato caso per caso dove sono finiti i soldi, esclusivamente per quanto richiesto dalla famiglia e dalla società, provando che il mio cliente non ha preso un euro per sé", commenta l’avvocato Marco Martini, difensore dell’imputato. Ma per i giudici monzesi reggeva l’accusa di peculato e abuso di ufficio per l’ipotesi che G.M. avesse operato fuori dal mandato del giudice tutelare. "La Corte di Appello ha invece stabilito che non essendoci peculato, cosa rara in casistiche di questo tipo, quando si ha a che fare con un amministratore di sostegno alla sbarra, non c’è stato neppure l’abuso d’ufficio - spiega l’avvocato - Attendiamo comunque 90 giorni per conoscere le motivazioni della sentenza". Secondo la ricostruzione dei fatti portata avanti dal legale, l’amministratore di sostegno, individuato proprio perché amico da tempo dell’imprenditore, si è trovato di fronte alla necessità di rispondere alle richieste economiche della famiglia non soddisfacibili esclusivamente con la pensione percepita dall’imprenditore.
"C’era anche una società da mandare avanti, contratti in essere da mantenere e fornitori da pagare". Quindi G.M. "ha fatto presente la cosa al giudice tutelare e, per tre volte, ha chiesto se autorizzasse i pagamenti extra, ma non ha ottenuto risposta, quindi ha proceduto comunque, utilizzando risorse dell’imprenditore per rispondere alle esigenze dei familiari e per mantenere l’azienda", prosegue il legale. A quel punto il 60enne di Solaro si è rivolto al giudice tutelare, che ha revocato l’incarico all’amministratore di sostegno, affidandolo a una commercialista. Poco dopo l’imprenditore è deceduto e il figlio ha presentato denuncia con le accuse di peculato e abuso d’ufficio, sostenendo che l’amministratore di sostegno aveva sottratto 58mila euro per spese familiari e 363 mila per spese della società. Ora l’assoluzione.
S.T.