La metropolitana di Monza? "Per ora ci sono solo ipotesi e tante parole. Come da 90 anni a questa parte". I rappresentanti dell’Associazione HQ Monza tornano a fare pressing (e polemica) sul “miraggio“ (almeno per ora) del prolungamento della linea M5 fino a Monza. "In questi mesi abbiamo assistito a un riaccendersi vivacissimo e improvviso delle promesse per il prolungamento di M2 sino a Vimercate – scrivono –. Dal ministro in giù, tutti i rappresentanti politici e i pubblici amministratori si sono spesi per dire che questa linea si farà. Di concreto c’è poco o nulla: uno studio di fattibilità preliminare per una metrotranvia, un atto di scarso impegno che di solito dista dieci o quindici anni dalla eventuale concretezza dei cantieri. La storia del “gioco delle tre metropolitane” è piena di promesse, studi e progetti preliminari poi dimenticati. Per esempio per Corsico, Buccinasco, Abbiate- grasso, Bresso. Al prezzo di una bella manciata di milioni, mesi di lavoro dei tecnici e mesi di brillanti promesse dei politici. Poi, improvvisamente, il silenzio. Perché si è passati ad altre promesse e altri studi di fattibilità". A cominciare da Milano, dove il Comnune "sta promettendo una intera M6 più altri sei pro- lungamenti, anche se i miliardi di euro che servirebbero non ci sono". Al prolungamento di M5 da Bignami al nord di Monza , invece, di milioni ne mancano 400. Andrebbero aggiunti al miliardo e 300 milioni stanziati. "Con quei 400 milioni chissà quanti studi di fattibilità si potrebbero fare, alimentando così nuove false promesse – ironizzano da HQ Monza –. Ma i cittadini si sono ormai stancati di questo teatrino. Ha un bel dire il sindaco di Monza, Paolo Pilotto, quando invita a non essere negativi, quando si dichiara convinto che il prolungamento M5 si farà. Si sta dando da fare, come i suoi predecessori Allevi e Scanagatti. Ma per il momento anche lui come tutti i monzesi ha in mano soltanto una ipotesi che si ripete da più di novant’anni, cioè dalla prima volta che è stato annunciato un collegamento metropolitano tra Milano e Monza".
Era il 1933: il piano denominato CMNP22, firmato dall’architetto razionalista Aldo Putelli, lo stesso che ha disegnato la sede GIL (oggi Binario 7), prevedeva di spostare il Lambro in un nuovo alveo artificiale all’esterno della città, per usare la sede naturale del fiume, coprendola, come galleria del metrò. Alle spalle della stazione FS, verso ovest, era previsto salisse in superficie per poi collegarsi a Milano sulla direttrice oggi seguita dalla M1.